Pochi giorni fa l’ inverno si è avviato verso la fine lasciando campo libero alla primavera. Ma se per molti la primavera è sinonimo di sole, allungamento delle giornate e lunghe passeggiate all’ aperto, per alcuni è caratterizzata dal fastidioso ripresentarsi di allergopatie soprattutto a livello respiratorio che vanno sotto il nome di pollinosi. Le pollinosi non sono altro che manifestazioni allergiche nei confronti dei pollini di determinate piante; le manifestazioni allergiche – o semplicemente allergie – sono caratterizzate da una alterata o meglio abnorme risposta del nostro sistema immunitario nei confronti di determinate sostanze presenti nell’ ambiente che entrano in contatto con il nostro organismo.
Alla base di questa risposta immunitaria alterata, come in tutte le patologie, vi è una concomitanza di fattori genetici ed ambientali; questo significa che se noi abbiamo la predisposizione a manifestarla, ma manca nell’ ambiente che ci circonda la sostanza che ce la provoca, noi non avremo allergia. La risposta immunologica nei confronti di questi pollini, che chiameremo allergeni o più semplicemente antigeni è mediata da un particolare tipo di anticorpi chiamati Immunoglobuline E.
Le immunoglobuline E rivolte contro gli allergeni di pollini di graminacee sono presenti nella popolazione occidentale in una percentuale che varia dal 10 al 30%. Questa percentuale in Italia si attesta intorno al 10 % (Burney P., Malmberg E.,- J All. Clin Immunol. 1997) e pertanto in Italia questo fenomeno interessa quasi una persona su dieci.
Dal punto di vista sintomatologico le pollinosi sono caratterizzate da riniti, attacchi d’ asma, congiuntiviti e dermatiti. Tali manifestazioni di tipo infiammatorio a carico rispettivamente di naso, bronchi, occhi e pelle non sono dovuti all’ azione diretta dell’ allergene ma all’ azione prodotta dai nostri stessi anticorpi. Quindi le reazioni allergiche sono prodotte da un qualcosa che fa parte di noi stessi che viene però solo attivato da un qualcosa che viene dall’ esterno.
Una volta legate all’ antigene le IgE attivano dei mediatori dell’ infiammazione come l’ istamina, la quale provoca una vasocostrizione delle arterie più grandi, una vasodilatazione di quelle più piccole con relativo aumento della permeabilità ed una broncocostrizione a livello delle cellule muscolari bronchiali. L’ istamina normalmente si trova racchiusa in particolari cellule che si chiamano mastociti e la sua fuoriuscita è provocata appunto dal legame delle IgE con l’ allergene. E allora quali sono le terapie da adottare per bloccare questo processo? Innanzitutto bisogna subito utilizzare farmaci in grado di avere una potente azione anti-infiammatoria come il cortisone.
Il cortisone è un farmaco molto maneggevole e dovrebbe essere utilizzato in prima istanza quando ci si trova di fronte ad un episodio allergico in fase acuta. In caso di attacco di asma acuto bisognerebbe utilizzare anche un farmaco ad azione bronco-dilatatoria come il Salbutamolo che è un B2 agonista. Farmaci molto interessanti da utilizzare in questi casi sono quelli in grado di impedire la degranulazione dei mastociti impedendo appunto la fuoriuscita di istamina come il sodio cromoglicato.
Purtroppo non esistono trattamenti preventivi in questo tipo di patologie fatta eccezione in alcuni casi di vaccini utilizzati con lo scopo di desensibilizzare i pazienti grazie all’ esposizione graduale a particolari allergeni. Lo scopo è quello di provocare in questi pazienti un’ azione mediata da un diverso tipo di anticorpi chiamati Immunoglobuline G in grado di intervenire prima delle IgE provocando una risposta infiammatoria molto più attenuata.
La ricerca attualmente è impegnata a sperimentare farmaci in grado di bloccare l’ azione infiammatoria in una fase sempre più precoce in modo da inibire a monte la catena di reazioni che conduce alle manifestazioni cliniche dell’ allergia. Le allergopatie negli ultimi anni sono in aumento nella popolazione probabilmente a causa dell’ immissione nell’ aria di sostanze sempre diverse con i relativi risvolti che questo tipo di patologie hanno in ambito socio-economico.