Interessante l’origine del termine “Fobia” nella mitologia greca. Fobos o Phobos è una figura della mitologia greca. Figlio di Ares, dio della guerra, e di Afrodite, dea dell’amore; era la divinizzazione della paura e fratello di Deimos, il terrore causato dalla guerra. Fobos, ossia Paura, nasce quindi dall’incontro tra amore e conflitto. Riflettendoci, sia in amore che in guerra si vive la paura, l’emozione più arcaica dell’essere umano. Questo apparente paradosso trova spiegazione anche in base alle teorie psicodinamiche, secondo cui ogni fobia ha una componente di repulsione e di attrazione inconsapevole verso l’oggetto temuto.
Da bambini ognuno di noi ha sperimentato la paura, ad esempio del buio o di un particolare animale. La paura è quell’emozione che ci consente di percepire un pericolo e funge da campanello d’allarme fondamentale per la nostra stessa sopravvivenza. A quel pericolo, in base a diverse variabili, generalmente possiamo reagire “attaccando o fuggendo”. Le esperienze di vita, il nostro stile di fronteggiamento alla vita e il nostro temperamento ci consentono di imparare a gestire e superare alcune paure; ma alcune di queste paure possono, per diverse ragioni di vita, divenire terribilmente incontrollabili al punto da ostacolare il normale svolgimento delle attività quotidiane.
In questo caso parliamo di un particolare Disturbo di Ansia: le Fobie. Oggi mi occupo delle Fobie Specifiche e delle Fobie Sociali.
La Fobia Specifica, secondo il Dsm IV, “è caratterizzata da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a un oggetto o a una situazione temuti, che spesso determina condotte di evitamento”; dunque la Fobia Specifica è caratterizzata da paure irrazionali legate a specifici oggetti o situazioni e la persona è consapevole e riconosce l’irrazionalità della paura stessa, tuttavia non riesce a gestirla.
Alcuni esempi di Fobie Specifiche sono la paura di determinati animali, la paura di ambienti naturali o del sangue o delle iniezioni. La persona con Fobia prova paura anche prima di vedere l’oggetto fobico ed evita tutte le situazioni in cui potrebbe incontrarlo. In prossimità dell’oggetto o della situazione temuta la persona sperimenta una paura irragionevole, dolori al petto, sudorazione, difficoltà a respirare, tachicardia, paralisi delle capacità di agire, paura di morire, sensazione di perdita di controllo.
E’importante notare come i sintomi siano simili a quelli esperiti durante l’Attacco di Panico , pertanto e’ importante in tal senso una corretta diagnosi differenziale.
Un altra tipologia di fobia è la Fobia Sociale. Secondo il Dsm IV la fobia sociale “è caratterizzata da una eccessiva ansia suscitata da situazioni che potrebbero implicare essere sottoposti al giudizio di altre persone, o anche semplicemente essere esposti alla loro presenza“.
Anche in tal caso, la persona sente e riconosce l’irrazionalità della paura, tuttavia non riesce a gestirla. La Fobia Sociale non è la normale timidezza che una persona può sperimentare, poichè la paura si manifesta in modo non proporzionato, anche con Attacchi di Panico, rispetto alla reale situazione, spesso anche prima della situazione temuta. La persona teme il giudizio altrui e cerca di evitare le situazioni di cui ha paura, quindi è una persona molto sensibile alle critiche o ai rifiuti, si sente inferiore rispetto agli altri e pertanto ha scarsa stima di se.
La persona sperimenta intensa preoccupazione, tachicardia, tremori, sudorazione, tensione muscolare, disturbi addominali, evitamento, isolamento. Questo tipo di fobia comporta un conflitto tra il voler esibirsi e la vergogna e la colpa nel farlo, pertanto l’atteggiamento conseguente,come appena detto, è l’evitamento di tutte le situazioni interpersonali, non familiari, in cui si teme di essere valutati negativamente, ad esempio, parlare in pubblico, affrontare un esame, un colloquio di lavoro, mangiare in pubblico, anche a volte con amici, conoscere gente nuova, partecipare a feste, frequentare la scuola o iniziare un nuovo lavoro.
Queste patologie, in particolare la Fobia Sociale, in assenza di trattamento adeguato, può cronicizzarsi o condurre la persona all’isolamento sociale, all’autolimitazione della libertà personale, ad un impoverimento della sua vita relazionale e pertanto ad una depressione secondaria.
Ritengo che per far fronte alle proprie fobie, si debba affrontarle, per poter comprendere il significato di quella paura in quella persona, nella sua storia di vita.
Ricordiamo ai lettori che il contenuto di questi articoli ha una valenza generica e generale, e non può sostituire il parere del proprio medico relativamente a specifiche patologie o casi individuali, chiunque invece desideri ricevere una consulenza personalizzata in merito può rivolgersi direttamente alla Dott.ssa Maria Bruno, Psicologo Psicoterapeuta ad indirizzo Umanistico-Bioenergetico, contattandola tramite il sito internet http://www.tracorpoepsiche.it/ (N.d.R.)