«Caro Ministro a volte semplificare non significa ottimizzare o rispondere con competenza. Nella scelta di quel decreto che cancella la Soprintendenza di Taranto vi è un grande errore culturale e una grande ingiustizia progettuale.» Così il Segretario Generale della CGIL di Taranto, Giuseppe Massafra, che rivolgendosi attraverso un comunicato stampa al Ministro Franceschini, commenta in maniera negativa la nuova geografia delle Soprintendenze Unificate che di fatto accorpa la sede di Taranto a quella di Lecce.
«Quell’accorpamento – prosegue Massafra, in un settore così delicato e strategico dell’economia italiana, svilisce le competenze e la storia di città come Taranto (tra le più antiche della Puglia – ndr) che vantano a livello nazionale ed internazionale una delle più grandi esperienze in tema di archeologia. Per questo quella riforma mostra il contrario di quello che Franceschini vorrebbe tentare di ottenere con una riorganizzazione che aveva l’intento di rafforzare i presidi di tutela.
Tutela che a Taranto non viene riconosciuta.
E qui veniamo al secondo errore di valutazione e progettazione del Ministro Franceschini che candidamente qualche mese fa in visita a Taranto parlava di rilancio delle attività culturali della città anche in virtù del nuovo modello di sviluppo ha urgente bisogno di programmare . Slogan roboanti che trovano palese smentita in un atteggiamento incomprensibile per ragioni tecniche, scientifiche, storiche e politiche.
Su questo – aggiunge il Segretario Generale della CGIL di Taranto, nella nostra idea di “Primo Maggio tutto l’anno” siamo pronti a fare fronte unico con tutti coloro che si opporranno a questa scelta che calpesta anche il lavoro dei tarantini perché non lasceremo, ancora una volta, che a decidere per noi siano altri. Per noi questo principio vale sempre: quando ci opponiamo alle lobby dell’acciaio mondiale che da Bruxelles si traveste di buone intenzioni ma poco si interessa, in realtà, del futuro sanitario e ambientale di Taranto, ma anche quando in virtù di un futuro più eco-sostenibile da costruire vediamo mortificare le potenzialità turistiche e culturali e le necessità sanitarie, di mobilità, formative e di innovazione di questa terra.
Abbiamo perso il corso di Beni culturali – conclude Massafra, rischiamo di perdere il Paisiello, l’Università si regge sulla forza di volontà di alcuni tenaci difensori e mentre su altri tavoli si gioca il domani di questo territorio noi ci impoveriamo sempre di più impegnando il nostro futuro e quello dei nostri figli sulla base di divisioni sterili, finte battaglie e incultura imperante. Una povertà che si intende rendere ancora più povera per distruggere in maniera definitiva le speranze di una terra che invece più di altre ha bisogno di liberarsi e uscire dal ricatto di una monocultura che rinnega la nostra storia passata e futura.»