«Saremo accanto alle mamme e ai papà della “marcia giocosa dei passeggini” perché pensiamo che lì non solo ci sia un diritto da difendere, ma ci sia ancor più un’idea più ampia di comunità da proteggere a tutti i costi.» Lo dichiara Eva Santoro, in una nota della CGIL di Taranto in cui conferma l’adesione del sindacato all’iniziativa che si terrà il prossimo venerdì, 10 maggio, organizzata in difesa degli asili comunali della città.
«Già nei giorni scorsi – prosegue il comunicato sindacale – avendo appreso sommariamente che il Comune si trova davanti alla necessità di una “ riorganizzazione”, ma nei fatti da noi considerata una riduzione, del servizio educativo non adducendo analisi dettagliate in merito, la Cgil e la propria categoria di Funzione Pubblica , già il 13 maggio , nella prima veloce riunione tenutasi in Assessorato alla Pubblica istruzione, su nostra celere e preoccupata richiesta, si sono dichiarate contrarie alla riduzione del servizio pubblico chiedendo un tavolo tecnico nel quale si configurino obiettivi risolutivi positivi a breve , ed a lunga scadenza, ma certo sappiamo che ,ad oggi, ancora non è stata data alcuna informazione adeguata all’esterno, a noi come all’intera popolazione che ne sarebbe la legittima fruitrice.
Ufficialmente , ancora, non si sa niente, anche in barba anche agli obblighi di legge, L.Q. 328/00 e L.R.19/06 , che prevedono un’ ampia concertazione sindacale , l’Assessorato alla Pubblica Istruzione ha inteso gestire il tutto in maniera esclusiva ed escludente, per il sociale, ma ad oggi ancora non abbiamo avuto risposte certe e convincenti.
Ora ci domandiamo – chiede ancora la CGIL ionica – un simile comportamento, a cosa è finalizzato ? Perchè continuare a ridurre un servizio che era il fiore all’occhiello della nostra città, al pari delle migliori esperienze del nord, ma che è stato in questi ultimi anni sempre più ridotto, passando da una presenza storica e qualificata di 12 asili, diffusi su tutto il territorio cittadino agli attuali 8 e che adesso, si vogliono ancora ulteriormente ridurre a 6.
Questa scelta, scellerata e costante, di riduzione del servizio, risulta a noi oggi ancor più grave, in quanto avviene anche in contraddizione con l’aumentata sensibilità al bisogno ed all’aumento di finanziamenti e provvedimenti in merito sia Regionali che Nazionali con politiche, anche finanziarie, tese al potenziamento di tali strutture di servizio.
Finanziamenti rivenienti dai Piani Sociali di Zona, legge regionale 19/2006, per sostenere la domanda di servizi qualificati , a cui si aggiunge anche l’ulteriore finalizzazione dei Fondi di Azione e Coesione , i cosiddetti Pac Infanzia che dovrebbero aver portato nella nostra città, più 1 milione di euro da investire, nel 2015, a cui si dovrebbero aggiungere circa ulteriori 2 milioni per il 2016 per il potenziamento delle strutture esistenti.
Abbiamo accolto positivamente il potenziamento avvenuto attraverso la riapertura della struttura comunale di via Cheradi, per 50 bambini, ma anche con il prolungamento dell’orario di apertura di altre 4 strutture, con apertura pomeridiana ed estiva a luglio, con conseguente aumento non solo del servizio ma anche di assunzione di personale.
Allora perché chiudere gli altri 2 annullando il beneficio? Mentre continuare ad incrementare questi servizi indicherebbe realmente un cambio di passo verso le politiche per la famiglia, per le donne, con servizi socio-educativi per l’infanzia che promuovano e garantiscono il benessere e lo sviluppo dei bambini, il sostegno al ruolo educativo dei genitori e la conciliazione dei tempi di lavoro e cura.
Vogliamo rimarcare l’importanza, il valore e la qualità della presenza del servizio pubblico perché è garantito della professionalità degli operatori addetti e dalla serietà delle strutture controllate, che sono fondamentali quando si parla di bambini così piccoli, una garanzia certa per i genitori che sanno a chi li affidano.
Proprio per l’importanza e la delicatezza della questione – conclude il comunicato della CGIL, in questo caso, ci appare vergognosa ed insensata la scarsa attenzione alla problematica, questo comportamento dimostra insensibilità e pressappochismo dell’amministrazione verso l’attivazione di un servizio che è anche un diritto.»