Un vero artista è tale quando riesce a riverberare nelle sue opere la vita che gli scorre intorno, inevitabilmente influenzata anche dal suo eventuale successo.
C’è chi raggiunge la fama grazie a un colpo di fortuna (le hit parade e le classifiche dei festival sono zeppe di meteore che si sono bruciate in pochi mesi), chi per decenni si ripete uguale a sé stesso come gli occhiali di Antonello Venditti, e chi evolve e cresce pur senza rinunciare alla cifra stilistica che lo caratterizza.
“Macerie prime” (Bao Publishing, 2018, 192 pagine, € 17,00) è l’espressione evidente di questo ultimo concetto: il ragazzo di Rebibbia, il suo alter ego Armadillo, i suoi amici crescono, affrontano i fatti della via (qualcuno si sposa, altri vorrebbero farlo, altri vorrebbero almeno un alloggio decente o un lavoro che non fosse troppo simile allo schiavismo) mantenendo però lo stile Zerocalcare.
Difficile raccontare qualcosa senza anticipare troppo la trama, che peraltro è ancora in divenire, poiché la seconda ed ultima parte dell’opera uscirà a maggio. Il volume, come altri precedenti, è composto da una serie di “scene” che compongono una storia corale, inframezzate da pagine che richiamano uno scenario quasi post-apocalittico, in cui sembra di intuire che una sorta di “Lost” sociale abbia travolto Zerocalcare, Secco, Cinghiale e gli altri, costringendoli a riorganizzare le loro vite in un mondo che li circonda di macerie fisiche, morali ed emotive.
Come recita la nota di presentazione: “Macerie prime è una storia su cosa ci rende umani. Sulle cose che, per quanto siano messe a dura prova dalla vita, dobbiamo proteggere a ogni costo. Un libro in cui un cast corale e allargato rispetto al tipico narrare di Zerocalcare si confronta che le fragili realtà che, appena qualche anno prima, erano i loro sogni per il futuro.” La storia arriva forte e diretta, Zerocalcare ha la rara capacità di farti riflettere ridendo, raccontando vere e proprie tragedie del nostro tempo (lavoro sottopagato, emergenza abitativa, scontri generazionali) con la chirurgica efficacia di un bisturi, senza piangerci addosso, senza trasformarle in macchietta, senza buonismi pelosi, senza volersi ergersi a giudice o testimone unico. A spiegare cosa sia e cosa non sia “Macerie prime” ci pensa direttamente l’autore chiarendo anche che i personaggi che compongono la storia non sono l’esatta riproposizione di persone reali e delle loro vite (disclaimer sempre presente in tutte le opere d’arte, ma in questo caso evidentemente più necessario che altrove), certo è che ciascun lettore – ed in particolare chi oscilla nella fascia dai venti ai quaranta anni – troverà quasi certamente situazioni ed episodi che gli appariranno più o meno conosciute o vissute.
A ciascuno quindi il “viaggio” nella storia che può davvero fungere da specchio per le vite di molti, a tutti l’attesa per una seconda parte che concluderà una storia intrigante e coinvolgente.
“In pratica sono diventato bravissimo a sbagliare da solo. Lo posso insegna’ ai master.
Però ogni tanto mi serve ancora chiedere agli altri.
Forse perché c’ho paura che sennò senza accorgermene divento proprio un’altra cosa.
Troppo lontana da come mi sembrava giusto essere”