Nonostante in molti li considerino quasi come sinonimi, “insegnare” ed “educare” hanno significati profondamente differenti, come peraltro suggerisce la loro etimologia; insegnare significa letteralmente incidere una traccia dentro qualcuno, educare invece tirare fuori quello che ha dentro. Appare quindi evidente che si può insegnare lo stesso argomento alla stessa maniera a tante persone, ma si può educare solo individualmente, perché ciascun discente avrà argomenti e modalità diverse nel rapporto con il docente.
Questa differenza fondamentale appare evidentemente chiara a Giuseppe Percoco, che con il suo “L’importanza del Volersi Bene“ (Casa Editrice Kimerik) propone un progetto socio-educativo rivolto ad istituti scolastici superiori ed istituti penitenziari, due istituzioni che – forse più di altre – scontano da tempo un drammatico deficit in termini di progettualità e risorse, tanto grave da mettere sostanzialmente in forse la loro stessa ragione d’essere.
Non inganni lo scarso numero delle pagine, perché il libro di Percoco contiene l’essenziale, un distillato di suggerimenti, esempi e consigli di cui ben pochi di noi potrebbero affermare di non avere bisogno.
Con un linguaggio piano e scorrevole come una chiacchierata tra amici, Percoco ci ricorda che: “Il mondo è diventato un grande palcoscenico dove ognuno recita una parte: nessuno vive più secondo le uniche leggi che contano, quelle dell’amore verso se stessi innanzitutto e poi verso gli altri – ci siamo fatti convincere da pregiudizi e da un’economia che ha distrutto il significato del suo stesso termine, sequestrando con un semplice calcolo matematico popoli e persone alle quali senza accorgersene sono state sottratte: creatività, intelligenza, fantasia, libertà, amore, saggezza, altruismo, calma, crescita, cuore, lungimiranza, salute, progetti di vita, in un’unica parola sogni” e chiede con schiettezza e senza giri di parole “cosa stiamo aspettando per costruire il mondo che vogliamo?” dando un senso alla nostra vita, “diventando quello che siamo”.
Percoco mette in discussione status quo e sicurezze che diventano recinti che ci rinchiudono offrendoci false sicurezze, ci chiama a sfide impegnative ed entusiasmanti, ci ricorda che “si evolve da dentro verso fuori, non da fuori verso dentro”, andando in direzione contraria rispetto a quello che ci è stato detto finora.
Metà delle pagine, con una scelta originale e provocatoria, sono bianche; sta a ciascuno di noi avere la voglia ed il coraggio di scriverle con i nostri sogni, i nostri desideri, i nostri progetti e le nostre speranze, perché il libro della nostra vita può e deve essere scritto solo da noi stessi.
“Generale, il tuo carro armato è una macchina potente spiana un bosco e sfracella cento uomini. Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista. Generale, il tuo bombardiere è potente. Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante. Ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico. Generale, l’uomo fa di tutto. Può volare e può uccidere. Ma ha un difetto: può pensare. Bertolt Brecht (Germania, 1898-1956)”