E’ andato in onda ieri sera, in seconda serata sull’ammiraglia di casa RAI, un documentario di straordinario interesse storico e di incredibile attualità inerente l’Ilva di Taranto.
Girato nel giugno 2016, un anno prima della cessione al gruppo ArcelorMittal-Marcegaglia, è l’unico documento che racconta gli anni della gestione pubblica dello stabilimento siderurgico di Taranto dopo il sequestro del 2012 per disastro ambientale.
Ma il valore del docufilm, scritto da Angelo Mellone e Pietro Raschillà per la regia di Gian Marco Mori è ancora più profondo: per la prima volta infatti, dopo trentanni, le telecamere entrano nel più grande stabilimento siderurgico europeo, l’ILVA di Taranto.
Il racconto delle giornate lavorative e personali dei quattro operai viene alternato a una serie di interviste che completano il punto di vista dei protagonisti, fornendo una panoramica esaustiva della fabbrica.
Per riprendere l’impianto in tutta la sua immensità sono stati utilizzati anche alcuni droni che hanno sorvolato l’intero perimetro, catturando immagini esclusive e spettacolari degli altoforni e dei camini, alti più di 200 metri.
Con “3×8 cambio turno” la fabbrica diventa così il luogo privilegiato della narrazione e i lavoratori dell’azienda la voce di questa complessa e affascinante realtà industriale.