“Ahe! Ma a ce sciuecu sta sciucamu? Allu sciuecu ti Pizzichicchio?”. Chissà quante volte avrete sentito dire una frase simile a questa. In genere la si dice quando si ha il sentore di essere vittima di un raggiro e pertanto si manifesta il proprio dissenso nei confronti di chi vuole “fregarci”. A volte la frase può assumere anche contenuti meno aspri esprimendo dissenso nei confronti di una situazione capziosa e spesso irrazionale come nella seguente frase “Sò cincu vote ca mi ste face sce aprè e gghiutere lu purtone. Ma ce sta sciucamu allu sciuecu ti Pizzichicchio?”.
Quindi in un modo o nell’ altro viene sempre menzionato questo nome, Pizzichicchio. Ma chi era Pizzichicchio? Un personaggio di fantasia o un uomo realmente esistito? Pizzichicchio è esistito veramente ed altri non era che un certo Cosimo Mazzeo, arcinoto brigante nato a San Marzano di San Giuseppe, quando faceva ancora parte della provincia di Lecce il 13 gennaio 1837. Il soprannome gli derivava probabilmente dalla sua precocissima vivacità.
Tra leggenda e realtà le “imprese” di Pizzichicchio si sono tramandate negli anni e gli aneddoti sulla sua vita sono innumerevoli. Ma cosa ebbe a che fare Pizzichicchio col nostro paese?
Innanzitutto bisogna dare uno sguardo a quella che era la situazione socio-politica di Grottaglie all’ inizio della seconda metà dell’ 800. Correva l’ anno 1862 e come in molte altre realtà del Mezzogiorno anche a Grottaglie era in atto una sorta di “guerra civile” tra legittimisti, cioè coloro che si schieravano per chi consideravano il sovrano legittimo, cioè Francesco II di Borbone ed i liberali ossia coloro che sostennero strenuamente il neonato governo unitario.
Franceschiello dopo la capitolazione di Gaeta del 13 febbraio 1861 ad opera dell’ esercito piemontese viveva in esilio a Roma , a Palazzo Farnese, di proprietà appunto dei Borbone. Nell’ Italia Meridionale era forte il malcontento per un potere centrale così distante dal popolo. Il popolo non si riconosceva nell’ Unità Nazionale, si sentiva estraneo. Quindi anche a Grottaglie erano molti di più coloro che sostenevano il legittimismo rispetto alla minoranza liberale. Il malcontento si faceva sentire fortemente tra i contadini, i braccianti nulla possidenti, quel che restava dei militari dell’ esercito dei Borbone ed i nostalgici del Regno Borbonico.
Per restare nello specifico al nostro paese una delle cose che non si riusciva proprio ad accettare era il servizio di leva, praticamente sconosciuto sotto il dominio dei Borbone. Inoltre, alcuni giorni dopo l’ invasione di Pizzichicchio e dei suoi 26 uomini era previsto il sorteggio delle reclute con tutta la relativa insoddisfazione che questo creava nella popolazione deprivata dei loro figli per un servizio di leva a favore di chi comunque si era dimenticato di loro. Inoltre va aggiunto che spesso nell’ Italia meridionale vi era un accordo tra briganti e legittimisti spesso finanziati dallo stesso Francesco II.
Il 17 novembre 1862, Pizzichicchio ed i suoi uomini invasero Grottaglie. Alla base come detto c’era un accordo tra briganti e legittimisti che a Grottaglie erano la maggioranza. L’ azione più che una razzia indiscriminata sembrò una vendetta contro alcuni esponenti liberali. Il popolo grottagliese accolse Pizzichicchio ed i suoi uomini al grido di “Viva Francesco II, abbasso i liberali, viva li piccinni nuesce”.
I briganti ebbero quindi vita facile entrando a Grottaglie senza alcuna opposizione da parte della Guardia Nazionale ed anzi vennero addirittura accolti dalla popolazione. Dopo aver abbattuto lo stemma sabaudo, i briganti fecero razzia dei fucili, liberarono i detenuti e depredarono e bruciarono le case ed i negozi dei liberali.
Da un giornale di cronaca dell’ epoca il “Cittadino” si apprende come ” … Il funzionante sindaco … con altri consiglieri comunali, Guardie Nazionali e alcuni preti aveva voce di intesa con i briganti ... “, e ciò conferma non solo l’accoglienza del paese nei confronti dei briganti, ma anche il dileguarsi della Guardia Nazionale, milizia creata nel 1861 apposta per reprimere il brigantaggio nell’ Italia meridionale.
Pertanto lu sciueco ti Pizzichicchio potrebbe appunto derivare da questa sorta di sabotaggio, di complotto che in qualche modo aprì le porte, con meccanismi ancora oggi poco chiari ad un evento ricordato tra i più brutti della storia del nostro paese.