“Stava na vota nu ciucciu e na milota, gira vota e vota ce lu vuè cuntatu n’otra vota?” Chissà quanti di noi da bambini abbiamo avuto modo di ascoltare questa filastrocca “no-sense” a puro scopo “ti n’tartieno” cioè di intrattenimento. “Lu n’tartieno” infatti era quello che bisognava dare ai più piccoli con lo scopo di non farli piangere o per distoglierli da intenti vivaci.
Infatti capitava che un papà diceva al figliolo :” Ahè và ddò mammta e dì: ce mme ddà nu picca ti n’tartieno?”. Cioè :“Vai da tua madre e dille: mi dai un po’ di ‘intrattenimento’ ?”. Il bambino allora andava dalla mamma o dalla nonna pensando di ricevere in cambio qualcosa di materiale ed invece gli veniva raccontata una bella filastrocca come quella de “lu ciucciu e la milota”.
Il nostro dialetto è comunque ricco di contenuti rivolti ai bambini. Molto celebre è anche la filastrocca che fa:”Oppla oppla cavalluccio ca ma scè a Muntiase e ni ma ccattà nu bellu ciucciu. Oppla oplla cavalluccio”. Enorme è poi il repertorio di modi di dire legati ai neonati. Avete mai sentito dire di un neonato:”Ste vite? Ste face la signa!”. La “signa” è un atteggiamento tipico dei bambini piccoli fino ad alcuni mesi quando arricciano il naso respirando rapidamente. Quando il bambino piccolo sbadiglia poi si dice “Gesù Cristo e Maria” e si sfrega il pollice e l’ indice davanti alla sua bocca.
Se il bambino dovesse sbadigliare a più riprese la frase viene ogni volta ripetuta. Quando il bambino ride, mostrando la sua arcata gengivale superiore priva di denti, si dice :” Vocca ti farinata!”. Il ruttino viene salutato con uno “Zuccro!”, o “Zuccro a quiru figghio” oppure “Zuccro e mele!”. Se l’ emissione di aria non avviene per bocca ma a livello decisamente più basso, si dice “Buon pro!” che si trasforma in “Bravu lu puerco!” quando l’età del bambino inizia ad aumentare.
Infine non si può non accennare al “Binitica!” che segue sempre una ottima performance a tavola quando il bimbo riesce a mangiare pastina, carne omogenizzata e frutta frullata senza lasciare nulla nel piatto. A questo fa da contraltare la disperazione della mamma il cui figliolo non mangia nulla e cresce “como a nu spilacicìo”.
Mentre questi ultimi modi di dire legati ai più piccini continuano a trovare spazio anche ai giorni nostri, le filastrocche e le fiabe sono ormai destinate a perdersi nella memoria dei tempi. “Lu ciucciu e la milota” ormai hanno lasciato il posto al Nintendo Wii e riproporre questa vecchia filastrocca finirebbe solo per suscitare l’ ilarità non solo del bambino a cui è rivolta ma anche dei suoi giovani genitori che non la ricorderebbero neanche.
Oltre alle filastrocche mi piacevano molto anche le fiabe che mi raccontavano i miei prozii. Erano fiabe molto lunghe, dense di magia e popolate da fate, demoni, tesori nascosti, ecc. Erano fiabe che non hanno un riscontro esatto nella letteratura fiabesca in quanto venivano tramandate solo oralmente e purtroppo non riesco a ricordarmele così nel dettaglio da poterle riportare per iscritto.
Una di questa era “La bella infinita” un misto fra “La bella addormentata nel bosco” e “Rapolina” ma più lunga, più spettacolare. All’ interno vi erano anche molti connotati a carattere religioso. Belle erano anche le fiabe che vedevano come protagonisti il lupo e la volpe.
La nostra Nintendo Wii era “I Quindici”, una enciclopedia per ragazzi che ebbe grandissimo successo in Italia a cavallo fra gli anni ’60 e ’70. Di una cosa sono comunque convinto, che i bambini riescono ad affascinarsi davanti ad ogni cosa perchè guardano le cose in modo diverso di chi ha un mondo ancora da scoprire meravigliandosi davanti ad un pennarello non meno di quanto possano farlo davanti ad un IPad.