Come moltissime citta, la cui origine risale a molti secoli addietro, anche Grottaglie conserva tracce più o meno evidenti di quello che fu il suo passato, da cui si possono trarre interessanti indizi per conoscere la storia e la genesi del centro abitato, come si sviluppò e quali furono gli elementi storici, antropici e sociali che lo caratterizzarono.
Nomen omen
Ad esempio, molte delle città il cui nome termina con il suffisso “-ano” sono di origine romana e vedono la loro denominazione derivare dal nome proprio di quello che spesso era il proprietario del terreno su cui nasceva il primo nucleo cittadino.
Spesso questo era un militare, quasi sempre un centurione, che andato in congedo riceveva a titolo di ricompensa per il servizio svolto un podere o un terreno denominato “praedium”, da cui poi deriva l’aggettivo prediale per indicare ciò che ha relazione con terreni e i fondi rustici. Era questa una pratica molto diffusa, tanto che i Comuni italiani il cui nome termina in “-ano” sono ben 658.
Altra prova della origine romana della città è l’ordinamento viario organizzato con strade parallele a due assi principali ortogonali tra loro, come ad esempio è il Borgo umbertino di Taranto e di molte altre città.
Muri e varchi
Altra caratteristica che ancora oggi possiamo riscontrare in molte città è la presenza di mura perimetrali che un tempo proteggevano gli abitanti dai nemici esterni e delimitavano il centro abitato. Anche in questo caso, alcune città conservano traccia evidente di queste fortificazioni ed altre le hanno completamente cancellate per adeguarsi allo sviluppo urbanistico e demografico.
Dove ci sono mura non potevano non esserci dei varchi di passaggio in grado di consentire il passaggio sia pedonale che delle merci e degli animali. Questi varchi erano solitamente chiusi da robuste porte, che assolvevano a diversi scopi. Il primo e più importante ed intuibile era ovviamente quello a cui ancora oggi destiniamo la porta di ingresso a case e negozi, ovvero impedire l’ingresso a nemici e malintenzionati; per questo motivo in passato spesso le porte erano sorvegliate e venivano chiuse di notte.
Altro impiego delle porte, eminentemente pratico, era quello di controllare chi entrava ed usciva dal centro urbano, non solo per motivi di ordine pubblico ma anche fiscale. Spesso infatti alle porte veniva riscosso il dazio, una sorta di tassa (fissa o proporzionata al valore della merce in transito) che contribuiva alle finanze pubbliche.
Le porte di Grottaglie
Oggi possiamo ancora vedere le principali porte di accesso al centro storico di Grottaglie, ovvero Porta Castello o Porta San Giorgio, che prende i nomi nel primo caso dall’essere di fatto parte integrante del castello episcopio e nel secondo caso da una chiesetta oggi scomparsa, che dava il nome anche alla gravina corrispondente alla odierna via Crispi, nel Quartiere delle Ceramiche.
Anche la seconda porta di Grottaglie è conosciuta con due nomi, ed anche in questo caso il primo deriva da una adiacente chiesetta oggi scomparse ed il secondo da una caratteristica urbanistica. Parliamo di Porta Sant’Antonio, conosciuta anche come Porta dei pellari, perché nella zona vi erano diverse botteghe di conciapelle (in dialetto, “cunzaturi”).
La terza porta era probabilmente la più ampia, tanto che era conosciuta come “Porta Maggiore” ma – ironia della sorte – venne demolita a fine 1800 per rendere più agevole il traffico veicolare. Si trattava di Porta Sant’Angelo, altro nome derivante da una altra cappella oramai scomparsa, dedicata all’Arcangelo Gabriele.
A testimoniarne l’importanza, oltre all’appellativo di “maggiore” già citato, è il fatto che ancora oggi la zona su cui oggi come allora quella porta si affacciava viene definita “fore porta”, slargo dove i braccianti agricoli si incontravano per contrattare le loro giornate di lavoro.
Di una quarta porta abbiamo notizia grazie ad alcuni racconti popolari, alcuni dei quali sono raccolti nel volume curato da Pietro Pierri ed edito con il patrocinio della pluriassociazione San Francesco de Geronimo, in cui sono raccolti alcuni racconti della tradizione popolare grottagliese. Si tratta della porta “della Rovera”, della anche “Porta del Carmine” o “Porta Tramontana”. Come detto di questa porta non c’è più alcuna traccia nell’attuale centro abitato, ma il nome la fa situare sul lato settentrionale e quasi certamente in corrispondenza della gravina, oggi percorsa da via Ennio, su cui si affacciava il giardino ed il convento del Carmine.
Passato e presente
Tanti di noi, quotidianamente, attraversano queste porte e quasi sempre non prestiamo loro attenzione se non – in caso di utilizzo dell’automobile – per evitare di graffiare la fiancata attraverso il loro stretto varco di passaggio.
Sarebbe invece il caso di ammirarne la struttura, ricordarne la storia e apprezzarne il servizio che per secoli hanno svolto, proteggendo Grottaglie ed i suoi abitanti.