«No al tentativo europeo di deregolamentare il nostro ordinamento a scapito delle produzioni di qualità del lattiero-caseario che utilizzano latte “vero” e non latte in polvere, concentrato o ricostituito per la produzione di formaggi, così come vorrebbe l’Europa.»
A scriverlo in un’interrogazione al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Agricoltura, è il senatore Dario Stefàno, a seguito della diffida con cui la Commissione Europea ha chiesto all’Italia la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, concentrato e ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsti invece da una legge italiana del ‘74. «Il ministro – chiede Stefàno – come intende evitare che ciò accada? Il Governo invochi il principio di sovranità alimentare, sicurezza alimentare e di precauzione per scongiurare che questa alchimia giuridica lobbistica si traduca in realtà ordinamentale. In sostanza si vuole imporre al nostro Paese, per logiche dettate dalle lobby delle multinazionali e non dal diritto alla salute e alla conoscenza del prodotto, di produrre formaggi senza latte. La motivazione giuridica sarebbe la violazione dell’articolo 258 del Trattato di Funzionamento dell’UE poiché la nostra legge rappresenterebbe una restrizione alla “libera circolazione delle merci”, dal momento che la polvere di latte e il latte concentrato sono di utilizzo comune in Europa per produrre formaggi. E dove mettiamo la filiera di produzione? E gli standard igienico-sanitari? O la quantità ormonale contenuta, la tracciabilità del prodotto di tali surrogati e le conseguenza a medio-lungo termine sulla salute umana?
Se malauguratamente cosi fosse – evidenzia Stefàno – si spunterebbero ulteriormente le armi del nostro Paese contro sofisticazioni e adulterazioni. Non ci sarebbero più reati da perseguire. Per non parlare della perdita culturale: produzioni intimamene legate ai territori con tutto il bagaglio di qualità, tipicità, diversità e sicurezza. Il Made in Italy finirebbe di essere sinonimo di qualità e sicurezza alimentare nel mondo. Sul nostro territorio arriverebbe latte in polvere, concentrato e ricostituito a costi bassissimi, di pessima qualità con conseguenze socio-economiche pesantissime per la tenuta degli allevamenti italiani. E’ indubbio che ci sono in ballo i grandi proventi delle multinazionali del settore, che hanno interesse a creare le precondizioni per il Transatlantic Trade and Investment Partnership, che si rivelerà la tomba delle produzioni alimentari di qualità e certificate.
Credo – conclude il senatore – si possa confutare, in punto di diritto e nelle sedi opportune, la base giuridica della diffida, vista la natura discrezionale che l’articolo 258 del Trattato di Funzionamento dell’UE attribuisce alla Commissione Europea quando afferma che “…la Commissione, “quando reputi”, che uno Stato membro abbia mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei Trattati, emette un parere motivato al riguardo…”.»