Scrivere di scrittura è quasi una contraddizione in termini, un po’ come sfidare il postulato della fisica che ammonisce sulla impossibilità di osservare un fenomeno senza che ciò influisca sul fenomeno stesso.
Eppure Laura Madonna, con il suo “L’Altrove, tra segni e silenzi” (Casa Editrice Kimerik, ISBN: 978-88-6884-438-7, Pagine 164) riesce nell’impresa, non facile del portare a termine quell’invito alla scrittura che il libro si propone, offrendo ai latori una raccolta di esperienze di scrittura autobiografica. Che le idee siano chiare lo dimostra sin da subito la quarta di copertina, come una citazione di Duccio Demetrio ammonisce che: “La scrittura è resistenza contro le indipendenze impossibili, è il viatico per riassaporare le sapidità del mondo… è sempre il tuo, assoluto e perfetto cammino, tra tutti gli altrove di cui ancora scriverai”. Ed è proprio l’Altrove, nel senso più ampio del termine, che permea le pagine del libro, un altrove che – spesso – non è poi troppo lontano da noi, un altrove che esploriamo finendo per trovare noi stessi, un altrove magistralmente descritto dalla poesia di Pessoa che fa da sipario ai racconti che seguiranno, in cui i vari aspetti che l’altrove assume vengono analizzati e raccontati, sino a suddividerlo in un acronimo.
Scrivere è – in un modo o nell’altro – parlare di sé stessi o meglio comprendere che “è giunto il tempo dell’attenzione per tutto ciò che ho dimenticato di essere”, ecco quindi che nelle pagine raccolte da Laura Madonna parlano molte voci, alcune le ritroviamo più volte, altre sono rare e uniche, tutte si mostrano in una sincerità nuda e senza orpelli, scabra e tagliente come il sole del nostro Sud, priva di infingimenti seduttivi o guazzabugli lessicali che mirano a stupire più che a convincere. Così, si prende una parola, un concetto, una sensazione e la si analizza, la si osserva, la si assapora come un buon vino, la si fa risuonare nell’anima, pronti a cogliere ciò che evoca; e non parole qualsiasi, ma parole tutt’altro che facili, semplici ma non banali. Si comincia, come è giusto, con Scrittura, per poi passare ad una passeggiata in giardino e terminare, al termine di un viaggio non lungo ma intrigante, con un silenzio che non è assenza.
In questo libro Laura Madonna ci porta in viaggio alla scoperta della bellezza, ci dice che la bellezza è alla portata di tutti coloro che hanno occhi nell’anima e ci offre gli esempi che forse più trova vicini al suo modo di sentire, convinta che “non è la singolarità che fa comprendere la propria identità, ma il porsi in relazione”, raccontandosi o raccontando, riempiendo un diario o compilando una autobiografia (illuminante – al proposito – la spiegazione della differenza tra le due forme di racconto).
C’è allora il dire di sé, ma ancora prima la necessità del silenzio, che può essere l’incontro con la nostra libertà, l’accettare il nostro passato o il riconoscere – attraverso un gesto o un cibo – una tragedia troppo a lungo negata, un silenzio con un suono che evoca un famoso film e che scopriamo opporsi non alla parola – di cui è invece alleato privilegiato e compagno prezioso, quanto al rumore inutile e noioso. Scrivere è raccontare, ma non solo; scrivere è scegliere le parole, optare a volte per il non detto, guardare e vedere attraverso il cuore e le emozioni, ritenere utile ciò che per altri è superfluo, come nel caso di lunghe ore trascorse in compagnia di una pagina che lentamente riempiamo con quanto di noi vogliamo donare al mondo, confessando anche quanto dal mondo vorremmo ottenere, consapevoli che “E’ negli interstizi che risiede l’autenticità di ogni prsona, è li, in tracce invisibili ed apparentemente insignificanti… che risiede la “storia vera”, riconoscibile quando ci si dispone all’ascolto.”
Non è un libro facile, “L’Altrove, tra segni e silenzi” , e lo si intende già dal titolo, che ci annuncia un confronto sempre meno frequente, nel nostro caotico quotidiano. E’ però un libro sincero al limite della sfacciataggine, spudorato nel suo raccontare emozioni e sentimenti, grandi tragedie familiari e piccole paure personali, ma è un libro scritto e raccontato in maniera diretta e semplice, in grado di farci scoprire che “la bellezza del mondo non è distinta dalla realtà del mondo”.
Vi pare forse poco?