La storia di una scomunica e del perdono nella chiesa matrice di Grottaglie

La grande tela alle spalle dell’altare non racconta solo un evento religioso ma anche un momento drammatico della storia cittadina

1956
Pubblicità in concessione a Google

La chiesa madre di Grottaglie è uno scrigno generoso che racchiude e protegge numerosi tesori: alcuni sono ben conosciuti: l’imponente organo che sovrasta l’altare come le venerate immagini di San Ciro e san Francesco de Geronimo sono esposti alla ammirazione ed alla devozione dei tanti fedeli che frequentano la collegiata, altri – come la statuetta in pietra custodita in una cappella laterale – sono un po’ più discosti, ma tutti meritano di essere conosciuti ed ammirati.

Pubblicità in concessione a Google

Il Verbo si fa carne

Tra le tante particolarità, all’interno della ciesa matrice sono ospitate due opere che – pur avendo come soggetto lo stesso evento – non potrebbero essere più diverse tra loro.

Le due opere ritraggono l’Annunciazione, ovvero il momento in cui – secondo quanto raccontano i Vangeli sinottici della Chiesa cattolica – l’arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria che concepità Gesù, il Figlio di Dio.

Si tratta di un evento centrale della religione cristiana – che la chiesa cattolica ricorda nella ricorrenza del 25 marzo, ovvero nove mesi esatti prima di Natale – ed è facile comprendere come la tradizione della Chiesa riconosca nell’annuncio dell’angelo a Maria, e nella sua docile accoglienza, l’inizio della storia della definitiva ed eterna alleanza tra Uomo e Dio, in quanto momento in cui “il Verbo si fece carne”.

Un evento, due modi di raccontarlo

Un evento lieto quindi, ricco di suggestioni e particolarmente importante per i fedeli della Chiesa cattolica, che – come detto – all’interno della chiesa madre di Grottaglie viene ricordato con due oeore e assai diverse tra loro: la prima è l’altorilievo in pietra che troviamo nella prima cappella laterale a sinistra entrando in chiesa; un opera luminosa e affascinante, che trasmette un senso di pace e di serena accettazione.

La seconda opera è invece l’imponente dipinto posto sopra l’altare, un po’ inquietante nelle sue tinte scure. Perché tale differenza? Una possibile spiegazione è nel motivo che ha portato alla realizzazione delle due opere; mentre l’altorilievo fu il dono alla città di una nobile famiglia, il dipinto è il prezzo pagato da alcuni notabili per ottenere il perdono da una scomunica loro inflitta nel 1674 dall’arcivescovo di Taranto Tommaso Sarria.

La grande tela semicircolare, opera di autore ignoto, fu riposizionata al centro dell’abside della chiesa madre a marzo del 2017 dopo un attento restauro e viene oggi esposta allo sguardo dei fedeli, molti dei quali – forse – non conoscono fino in fondo la sua storia ed i suoi particolari.

Pubblicità in concessione a Google