«Per semplificazione indico il Libano che riconosce 18 religioni Ufficiali, ciascuna con un proprio corpus di leggi che regola anche la sfera privata-matrimoni, eredità e comportamenti individuali e con propri tribunali.» A chiarire significato ed implicazioni di un termine sempre più usato, e non sempre a proposito, è l’avv. Michele Mirelli, nella sua nuova “pillola di Storia”.
«Nel caso dei mussulmani Sunniti – ricorda Mirelli – ogni comunità possiede un proprio Tribunale governato dalla legge della Sharì a che vuol dire la strada rivelata, un codice di comportamenti che regola aspetti diversi che vanno dal modo in cui bisogna pregare alle attività permesse e quelle vietate. Al esempio la Sharì a proibisce i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, considerati adulteri, oppure tra persone dello stesso sesso ed il consumo di bevande alcoliche. Pur se esiste la pena della reclusione, spesso le infrazioni sono sanzionate con punizioni corporali, ad esempio con un determinato numero di frustate, sino ad arrivare a pene crudeli quali la lapidazione , in caso di adulterio o l’amputazione di una mano, in caso di furto.
La Sharì a è particolarmente severa nei confronti delle donne che devono sottomettersi alla volontà del padre e del marito, evitare rapporti con gli infedeli, i non mussulmani ed osservare rigide regole in quanto all’abbigliamento. Tra le leggi piu’ dure ed arbitrarie c’è quella d’incolpare le donne violentate per non essere state capaci di difendere il proprio onore e di conseguenza quello della famiglia.
Per i processi generali, il sistema giudiziario si base quasi sempre sul sistema francese, codice che si applica ai cristiani ed agli ebrei e chi non pratica una specifica religione tra le 18. Nei casi più gravi gli stessi Tribunali possono applicare la pena di morte.
A Voi Lettori – conclude Michele Mirelli – ogni altra opportuna considerazione sulla immane differenza culturale tra la nostra civiltà ed i comportamenti dell’ISIS »