“Porti negli occhi il vento e il vento ha il suono del mare.
Non partire.
Cercati nelle ombre.
Le ombre ti appartengono.
Troverai la luce soltanto se attraverserai le ombre
e saprai raccogliere una rosa del deserto nascosta in uno angolo del giardino
che un tempo aveva i colori del sorriso”.
La notte mi ha svegliato con la voce stridula della magara.
Magara, masciara maga strega…
Nella cultura sciamanica la magara… E no… Smettiamola di dare un significato a tutto… Affidiamo al destino di una terra l’incantesimo… E allora…
La magia ha il segno delle parole dimenticate che non smettono di vivere come solstizio nelle notti di agosto. Ci sarà mai un ricordo che potrà raccogliere tutta una vita?Uno due e tre… La maga la fata la strega…
Chi potrà mai abitare l’Orizzonte che scava i miei occhi…
Ripenso alla mia terra e al mio giardino che ha rami secchi nel sole delle fiamme di una torrida malinconia… Già, il mio Mediterraneo è un filo che lega la magia alla storia. La storia si assenta per lasciare spazio alle memorie che vanno nel vento.
Tutto potrebbe essere storia ma avrebbe il viso dello sgomento. Tutto potrebbe essere storia, ma esiste perché è il ricordo che si fa tradizione.
Soltanto la magia ha sempre salvato questa terra.
La “Magaria” è l’alchimia del mare, la stregoneria delle donne che danzano intorno alla colonna di Pitagora o lungo le vie di Sibari tra la roccia e lo sciabordio delle onde.
Le stelle cadono nelle notti che misurano l’orizzonte tra il tramontare e l’albeggiare. Cosa vive tra il tramonto e l’alba?
C’era una volta il tramonto che fece l’amore con l’alba… Non so in quale epoca, ma fu nelle acque del Mediterraneo…
Forse c’era una volta un tramonto che… Ho sempre viaggiato tra questi luoghi in cui il greco incontra l’arabo e il cristiano partecipa al ballo tondo dei sufi nel cerchio sul quale il cielo sorride.
Qui tutto è un suono.
Chi avrà mai la capacità di ascoltare i suoni e raccogliere gli echi nella conchiglia del tempo?
Chi avrà mai la sensualità di osservare l’onda che penetra lo scoglio scavandolo come una ferita nel ventre della luna?
Ho attraversato la storia per vivere la magaria nell’indefinibile di questa terra.
Ha favole e miti nel sogno depositato tra le mani.
Mi racconto una leggenda e mi ritorna nella ripetizione della parole.
Tutto occorre che si racconti tre volte.
C’era una volta uno sciamano, forse quello che sempre mi accompagna, che mi prese per mano e mi condusse nella capanna in cui i canti sono silenzi e mi parlò.
Mi parlò di una danzatrice che amò sino a squarciarsi l’anima.
Mi parlò di quando caddero le stelle in un tempo di tante favole fa.
Mi parlò del silenzio di un uomo che custodì sino all’ultimo giorno la sua palma e il suo giardino.
Continueranno a cadere le stelle anche quando le stelle non ci saranno più…
Continueranno le favole, ma si vivranno come alchimie.
Continueranno le pazienze nei silenzi anche quando il giardino degli anni perduti avrà sfiorito gli ultimi rami.
Il mio Mediterraneo è nella pazienza di quell’uomo che non c’è più e però non smette di recitarmi la storia di una pietra di sale che ha la malinconia dei secoli…
Questa mia terra occorre non soltanto amarla ma amandola viverla…
Il Mediterraneo è un suono.
Ascolto.
Dopo la leggenda giunge il vento e il vento sempre racconta.
Ci fu un tempo in cui il mistero si fece sogno e il sogno aprì le stanze del cielo. Cammina e poi cammina…
Si incontrano i greci, gli arabi, i saraceni, i turchi, gli albanesi…
Non so se la storia ha bisogna della magia o se la magia ha bisogno della storia…
In questa terra si sublima la memoria e il mondo sommerso è la recita che non si dimentica…
Bisogna ascoltarla tre volte la voce della magara tra i suoni del mare e il fruscio dell’erba nelle colline che diventano montagne.
Chi riuscirà mai a custodire il vento sotto la sabbia?
E poi le donne danzeranno la magaria…
Le donne hanno la danza orientale negli occhi…
È come se questa terra avesse il canto delle sirene.
Ulisse è un navigante e ha il destino dei viaggiatori che portano il sale tra i capelli e negli occhi Calipso e Penelope.
Il Mediterraneo sa intrecciare gli Orienti quando non riesce a viverli. Ma si potranno mai intrecciare gli orienti e non abitarli con il labirinto dell’anima?
Sono sul filo del mistero in cui c’è un cerchio e dentro il cerchio c’è un labirinto…
La magara mi parla:
“Oilì Oilà se mi prendi ti scappo e se ti scappo ti prendo.
Fammi giocare al gioco del saltello nei quadrati della campana…
Ricordiiii… In quella strada…
Oilì Oilà…Perché non sai stringere un pugno di vento…
Lo sai perché?
Perché non sai chiudere gli occhi e sognare…”.
Il Mediterraneo è un filo che lega il cerchio al labirinto e le streghe non sono fantasie. Mi dice lo sciamano.
“Vivici in questa terra
e poi capirai il mistero dell’incantesimo…
Le donne hanno la danza orientale negli occhi… e la pazzia nel corpo…
Soltanto la magia potrà raccontare la favola e gli amori sono mistero.
Non dimenticarlo. Mai!
Ascolta la voce della magara quando di notte ti cerca. Non respingerla. Vedrai che leggerà nel tuo cuore il destino o la profezia.”.
Ora sembra tutto distante. O forse sembra perso e quando avverto il canto del c’era una volta il vento aggiunge sempre Forse c’era una volta…
Forse c’era una volta in questa mia terra una magara che cantava il mare e uno sciamano che raccoglieva pazienza…
La magara recita ancora con il suono della notte lo sciamano si riposa nei giorni e la storia senza la fantasia non ha più senso.
Forse c’era una volta una magara che aveva profetizzato tutto ed io ho racchiuso nelle sue parole il mio cammino, senza accorgermi, però, che il tempo non solo lascia rughe e incide solchi sul viso, ma attraversa, tra pianure e labirinti, la nostra anima.