Interessante momento di confronto questa mattina a Grottaglie presso l’Antico Convento dei Cappuccini.
In occasione della edizione 2017 della Mostra della Ceramica una conferenza di apertura ha dato il via alla manifestazione. Quattro relatori hanno tenuto alta l’attenzione di uno striminzito parterre di intervenuti. Esclusa la Giuria del concorso, i referenti istituzionali e amministrativi del Comune, gli addetti ai lavori, la presenza, soprattutto degli artigiani, si contava sulle dita di una sola mano.
Un peccato, sicuramente un’occasione persa. Sono pochi i momenti formativi, e soprattutto gratuiti, che il nostro territorio offre. Declinare o scegliere di non partecipare a quelli che vengono organizzati è sicuramente un mancato guadagno personale in termini di accrescimento culturale ed esperienziale che questi incontri possono offrire.
I primi due interventi sono stati quelli di Luca Bochicchio e di Maddalena Pasquetti. Il primo ha relazionato su come la ceramica ha cambiato il nostro sguardo sull’arte contemporanea. Citando l’esempio delle installazioni sul lungomare di Albissola e le scelte della rinomata fabbrica Giuseppe Mazzotti. Focus del suo intervento è stato proprio quella Ceramica Futurista divulgata da Vittorio Osvaldo Tommasini (FARFA), Torido e Giuseppe Bausin Mazzotti, Angelo Platino, Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Colombo (Fillia), Tullio d’Albisola Mazzotti.
Maddalena Pasquetti ha colto lo stupore dei presenti consegnando un pezzo di argilla a ciascuno degli intervenuti. “Hai paura di sporcarti le mani”? è stato il leitmotiv del suo intervento.
Particolarmente interessante e significativo l’intervento di Giovanni Mirulla, editore tra gli altri de La Ceramica Moderna e Antica. Dall’ex altare della Cappella di Sant’Antonio ha lanciato un invito agli artigiani locali. Un proponimento. Un consiglio che è suonato quasi come un obbligo: i ceramisti devono dotarsi di una buona comunicazione. Non basta essere bravi, realizzare bellissime opere d’arte. Occorre, di pari grado, dotarsi di una buona agenzia di comunicazione che possa occuparsi di interfacciarsi con i media, per raccontarsi e presentare al meglio i propri prodotti.
Ha chiuso la serie delle quattro conferenze Daniela De Vincentis, capo settore dellìUfficio Cultura e Turismo del Comune di Grottaglie, nonché responsabile del Museo della Ceramica.
In un viaggio suggestivo di ricordi ha portato gli intervenuti alle origini del concorso e della Mostra.
Dalla nascita del Comitato, passando per le diverse sedi e location di esposizione: dalla Scuola Sant’Elia al Castello e oggi al Convento. Riservandosi per ultimo proprio quella più naturale: il Quartiere. La scelta che lanciò a suo tempo Massimo Martini quando disse: “la Ceramica nel Quartiere delle Ceramiche”. Con quella frase volle riportare proprio nel Quartiere un complesso di attività promozionali che dal 1986 deputò quella zona, fino ad allora dedita esclusivamente alla produzione, anche alla divulgazione d’immagine della cultura ceramica grottagliese.
Una scelta che nonostante fu costretta a scontrarsi con le evidenti sproporzioni fra mezzi economici locali e naturali ambizioni di più ampi orizzonti, cosi come scrisse Martini, si andò necessariamente conformando come una esperienza collettiva, informale, sperimentale.
Scelte però che appartenevano ad altri. Da quest’anno infatti la Mostra lascia nuovamente il Quartiere. Esclusa la sezione del cadeau dedicata ai ceramisti locali, che ha visto tra l’altro una partecipazione davvero esigua di artigiani (otto), l’espositiva infatti si tiene, per scelta dell’Amministrazione, nel secondo piano del suggestivo Antico Convento dei Cappuccini. L’imponente struttura storica a ridosso della gravina del fullonese, fuori le mura cittadine. Una scelta che, ha sottolineato Daniela De Vincentis, segna l’avvio di una quarta vita per la Mostra.
E chissà se non dovremmo aspettare una riedizione di “Vasi e Tufi” per rivedere il Quartiere avvolto dalle installazioni artistiche e riportare quindi “la Ceramica nel Quartiere delle Ceramiche”.