In Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, nell’ambito delle audizioni dell’indagine conoscitiva legata alla diffusione della Xylella fastidiosa in Puglia è stata la volta del mondo scientifico e della ricerca.
Il sesto appuntamento ha visto la partecipazione di Antonia Carlucci, docente presso l’Università di Foggia, Cristos Xyloyannis (Università della Basilicata), Franco Nigro (Uniba), Francesco Porcelli (Uniba), Marco Nuti (Università di Padova e Pisa), Prof. Emilio Stefani, rappresentante per l’Italia al Panel EPPO e della professoressa Margherita D’Amico, responsabile scientifica del Progetto (Sistemi di lotta ecocompatibili contro il CoDiRO – SILLECC).
Non sono mancati i confronti tra i diversi approcci all’emergenza Xylella. Da una parte una visione olistica di chi vede in un uso massiccio nel tempo di fitofarmaci, nel continuo impoverimento del suolo e di mancate pratiche agronomiche di cura degli alberi di olivo dovuti al basso reddito che questa coltura garantisce e alle contemporanee politiche di sostegno al comparto, le concause che hanno permesso alla malattia di attecchire e su cui bisognerebbe agire per fronteggiare questo stato di crisi. Dall’altra, un approccio maggiormente pragmatico di chi cerca di fornire risposte “hic et nunc” ad un batterio la cui avanzata visibile progredisce di 30/35 km l’anno e che, per alcuni, sarebbe già altri 15 km più a nord senza dare ancora evidenti sintomi.
“Dal punto di vista politico non entriamo nel merito delle diverse visioni scientifiche che hanno necessariamente bisogno di tempo, forse anni, per affermarsi e per essere corroborate da dati e prove – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, relatore M5S dell’Indagine Conoscitiva in Commissione Agricoltura a Montecitorio – ma per prendere successive decisioni che avranno, si spera, effetti concreti per la risoluzione di questo dramma dell’agricoltura salentina e pugliese (per ora) ho posto alcune domande chiare e dirette agli auditi. È emerso che la Xylella se inoculata su un albero d’olivo sano e forte porta comunque alla morte della pianta, a maggior ragione perché ha più nutrimento.
Inoltre – prosegue L’Abbate – è stata ribadita l’incontrovertibile necessità di operare chirurgicamente sugli olivi malati quali depositi e fonti del batterio di cui, ad oggi, non si conosce soluzione scientifica per l’eradicazione ma solo prove di convivenza con la scelta di cultivar resistenti. Infine, è stato sottolineato come gli interventi agronomici (arature, potature, buone pratiche) e l’utilizzo di fitofarmaci, anche compatibili con coltivazioni biologiche, si rendono inevitabili per il controllo del vettore.
Certo come ha affermato qualche professore oggi in Commissione, se avessimo la bacchetta magica e fossimo in grado di far sparire d’emblée la cosiddetta sputacchina, l’emergenza Xylella si spegnerebbe in pochi anni condannando a morte gli alberi infetti e basta. Ma oggi, invece – conclude il deputato Giuseppe L’Abbate, ci troviamo dinanzi al dover compiere delle scelte ben precise. E vista l’inazione che ha contraddistinto l’operato politico amministrativo soprattutto a livello regionale, abbiamo anche poco tempo per evitare che questa emergenza dilaghi oltre il tacco d’Italia.”