A poche ore dall’incidente in cui all’interno dell’Ilva di Taranto ha perso la vita un giovane operaio di una ditta dell’appalto, giungono i primi commenti.
Renato Perrini, consigliere regionale dei Conservatori e Riformisti dichiara: “Ho rispettato il dolore e loro strazio di una famiglia. Poi ho atteso l’intervento della magistratura, ed oggi infatti leggiamo degli avvisi di garanzia. 48 ore, le mie, di silenzio per una vita spezzata, l’ennesima all’interno dell’Ilva, e per rispettare il lavoro di chi ha il compito di fare chiarezza sulla morte dell’operaio di 25 anni, dipendente di una ditta dell’appalto. La politica, in casi come questi, ha il dovere di fare poco rumore, dire poche parole per non calpestare la disperazione. E’ così che sono abituato a fare, in primis come uomo. Piuttosto queste ore mi sono servire a capire meglio i fatti e a metterli in ordine, a confrontarmi con chi l’Ilva la conosce da dentro, con chi la vive tutti i giorni.
Ma in queste ore ho ascoltato anche gli interventi dei sindacati, ho letto di scioperi e manifestazioni, di vertici a Roma, ho sentito parlare, come sempre, di sicurezza sul lavoro, e di bisogno di interventi strutturali urgenti all’interno dell’Ilva. E ho ascoltato anche le parole della politica che oggi guida Regione e Paese, sempre attenta il giorno dopo la tragedia, a farsi strada con frasi roboanti e lunghi proclami. In queste ore attendevo, ed infatti guarda caso sono arrivate, anche le dichiarazioni del Governatore Emiliano, diventato oramai il paladino della “causa Taranto”. Insomma ho assistito alla solita fotografia che nulla risolve, ho assistito al solito annunciare di volere cambiar tutto, per non cambiar nulla.
Solo pochi giorni fa parlavo di nuovi ritardi nei pagamenti delle ditte dell’appalto e di commesse ridotte. E qualche mese fa chiedevo spiegazioni sulle bonifiche all’interno dello stabilimento, sull’attuazione dell’Aia, e mi pare che l’ultima relazione Ispra parli di forti ritardi. Ed oggi, in questo sistema Ilva che mi pare non reggere più, ci ritroviamo a piangere un lavoratore, un giovane lavoratore, che poteva essere nostro figlio.
Io credo, e lo dico a gran voce, che il tempo delle parole sia finito. La gestione commissariale non è stata all’altezza del suo compito. Da quando è entrata in vigore ci sono stati 4 morti. Aggiungo anche che le leggi che stanno tenendo in vita l’Ilva, non sono state efficaci. In tutto questo sta per arrivare una parte delle risorse stanziate per il risanamento aziendale ma non sappiamo ancora come saranno gestite. Non è più tempo per annunci e indugi. La città è stanca. Sono sempre stato convinto che con interventi certi e mirati, lavoro e ambiente potessero trovare una loro sintesi. Ma oggi dico che così non si può più andare avanti. Questa Ilva va totalmente riformata.”
L’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro della Camera dei Deputati dichiara: “La notizia della morte sul lavoro del giovane Giacomo Campo di 25 anni, ci riempie il cuore di dolore e di rabbia. La nota diffusa dall’azienda, relativa all’applicazione delle misure precauzionali, ci risulta ben poco credibile: un nastro trasportatore che si mette in moto da solo, a corrente disattivata. Che si lavori in Ilva o che si viva nei dintorni, l’azienda dell’acciaio uccide, uccide inesorabilmente. I morti li contiamo tutti i giorni, vittime impotenti, che non fanno più clamore, perché di mezzo ci sono il Pil, gli interessi dei partiti e la politica nazionale. Certo, il Governo ha avuto una brutta eredità, ma senza invertire la marcia e proseguendo per una guerra persa, non cambierà mai nulla. L’Ilva è una bruttura che non può cambiare, che deve essere archiviata, nessuno si illude che lo si possa fare da un momento all’altro, ma bisogna iniziare a programmare il dopo Ilva, e questo è il compito delle Istituzioni. Mi rivolgo al Presidente della Repubblica, persona che ho votato e che stimo, al quale chiedo di tutelare la città di Taranto e la sua gente. Mattarella venga a vedere l’Ilva e le aree circostanti, con i suoi occhi, per rendersi conto di quanto i decreti da lui firmati potranno peggiorare una situazione già disastrosa.”
“Se guardiamo indietro, quello odierno non è un caso isolato. Anzi, la frequenza con cui si verificano gli incidenti mortali è diventata preoccupante. Quando il governo ha deciso di commissariare lo stabilimento in Puglia, credo lo abbia fatto per dedicare attenzione particolare alla vicenda tarantina e per offrire puntuali garanzie, anche e soprattutto in termini di sicurezza. Il commissariamento non è solo un mero atto amministrativo ma deve portare con sè l’obbligo morale verso gli impegni assunti“. È il commento del senatore Dario Stefàno, Presidente de La Puglia in Più. “Il governo – continua Stefàno – deve sentire addosso la responsabilità dell’impegno preso nei confronti del territorio di Taranto e di uno dei più importanti poli siderurgici d’Europa.
E, come abbiamo sempre ribadito, non sono più sufficienti set di decreti bandiera ma occorre la volontà vera di cambiare il destino di una città. Non ne possiamo più di piangere vite spezzate durante il lavoro e non ne possono più i lavoratori che hanno perso da troppo tempo la serenità. Per il resto questa vicenda fa piombare ancora il buio su Taranto e procura rabbia doppia se pensiamo che la vittima è un giovane di 25 anni. Alla sua famiglia va il mio più sentito cordoglio con l’impegno a vigilare affinchè si faccia presto chiarezza su questa ennesima tragedia”.
“L’ennesimo triste risveglio che questa mattina ha conosciuto la nostra città, con una nuova giovane vita spezzata all’interno dello stabilimento siderurgico, torna a mettere in evidenza le enormi problematiche presenti nella fabbrica quanto a sicurezza e drammatica scelta che tanti giovani sono costretti ad affrontare tra rischio della vita e posto di lavoro. Rabbia e sgomento non può che essere il sentimento che muove verso la consapevolezza che episodi del genere non devono più accadere, intendimento sempre ripetuto in queste occasioni ma che purtroppo, nonostante tanti buoni propositi, non trova mai riscontro nella realtà. Nel 2016 si continua ancora a morire di lavoro. Inaccettabile. Alla famiglia del giovanissimo Giacomo Campo, venticinquenne tarantino, giungano i nostri più profondi sentimenti di vicinanza e cordoglio.” E’ il commento di Mimmo Lardiello, Coordinatore Regionale Forza Italia Giovani Puglia.
Cosimo Borraccino, consigliere regionale di Sinistra Italiana invece dichiara: “Mai più! ILVA, una fabbrica che continua ad inquinare e a non essere sicura, senza un serio futuro assetto aziendale.
Mai più!
Piangiamo l’ultimo, di una lunga serie, morto per il lavoro all’interno dell’acciaieria.
Giacomo Campo, a soli 24 anni, muore stamattina mentre si accingeva a terminare il
suo turno di notte, con una delle tante aziende esterne dell’appalto Ilva.
Mai più!
Ci stringiamo intorno alla famiglia di Giacomo!
Bisogna fermarsi tutti per ragionare, senza continuare a tenere in vita artificialmente uno degli stabilimenti più grandi d’Europa senza sicurezze sul lavoro e sull’ambiente!
Lo diciamo da tempo: l’Ilva non può continuare ad essere gestita in questo modo osceno, aspettando l’arrivo di qualche cordata di imprenditori a cui “regalare” l’azienda. I privati, secondo noi, non spenderebbero mai 3miliardi di euro necessari per fare una seria opera di ambientalizzazione, per giunta licenzierebbero in poco tempo dai 3 ai 4mila lavoratori.
Allora che fare?
O l’Ilva la gestisce direttamente lo Stato italiano, ovvero la nazionalizza, come noi da tempo chiediamo al Governo, oppure chiude!
Infatti per garantire sicurezza ai lavoratori e la fine delle emissioni inquinanti serve un azione forte, con un esborso notevole di risorse economiche, che solo lo Stato può garantire, giacché da anni, i vari governi succedutosi negli anni hanno sempre dichiarato la strategicità dell’acciaieria tarantina per il “Sistema Italia”.
Bene, allora quel “Sistema Italia” si faccia completamente carico dell’azienda!
La procedura in corso per la vendita è una sceneggiata che non tiene conto né della salute e men che meno del diritto al lavoro di un’intera provincia, per molti decenni sfruttata e spremuta come un limone.
Si proceda quindi con la nazionalizzazione dell’Ilva, unica strada seriamente percorribile.
”