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Incentivare la cosiddetta “delocalizzazione di ritorno”, oggi più diffusamente indicata come “reshoring” nel comparto del tessile, restituire centralità allo stesso settore, da sempre trainante in particolare nella provincia di Taranto, e adottare misure specifiche ed efficaci per favorire e accompagnare un processo di ripresa che, sia pure timidamente, si è già avviato.

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Sono stati questi, principalmente, i temi dibattuti nel corso di un incontro voluto da Confindustria Taranto e svoltosi nella sede della Regione Puglia fra l’assessore allo Sviluppo Economico Loredana Capone, il Presidente della Commissione Attività Produttive Donato Pentassuglia, il Vicepresidente di Confindustria Taranto con delega all’internazionalizzazione Domenico Nardelli, il delegato di zona di Martina Franca Giuseppe Ancona e il vicedirettore di Confindustria Taranto Mario Mantovani. La necessità manifestata all’assessore Capone da parte di Confindustria, (che punta, fra gli altri, proprio sul riposizionamento del tessile quale asset di riferimento per il rilancio complessivo del manifatturiero), è stata principalmente quella di focalizzare l’attenzione, e quindi assecondare, un trend già in atto che, assieme ai segnali che indicano una ripresa del comparto tessile-moda-abbigliamento – dopo una crisi durata almeno sette anni – sta facendo registrare il rientro in Italia delle produzioni che proprio in questi anni avevano imboccato (volutamente e per necessità di mercato) la strada della delocalizzazione nei paesi esteri.

La Puglia, con particolare riferimento al polo del tessile di Martina Franca, storicamente vocato al settore anche attraverso produzioni di eccellenza, gode oggi di una posizione di vantaggio riveniente da un progetto-pilota avviato lo scorso anno sull’asse Puglia-Veneto fra Sistema Moda Italia, Ministero dello Sviluppo Economico e le regioni interessate e mirato proprio a riportare le produzioni Made in Italy nella terra di origine, complici una serie di indicatori (fra cui anche l’incremento del costo del lavoro nei paesi in cui le condizioni erano più favorevoli) e, come si diceva, una parabola di nuovo in modesta ma percettibile ascesa del comparto.

L’intero settore – è stato detto nel corso dell’incontro – meriterebbe misure e incentivi più efficaci rispetto a quelli finora adottati al fine di rafforzare, in particolare, i processi di internazionalizzazione attraverso “aiuti” agli investimenti di reti, consorzi ed associazioni di pmi, ferme restando le risorse europee del ciclo 2014 /2020.
Una necessità resa ancor più urgente alla luce del riposizionamento, sul mercato nazionale, della nostra provincia, ancora leader, malgrado il ridimensionamento dovuto alla crisi, nell’export del tessile, primo settore nell’ambito del manifatturiero leggero.

Le parti, al termine dell’incontro, hanno stabilito una serie di azioni da avviare nel breve-medio periodo aggiornandosi ad un confronto successivo per l’analisi delle iniziative intraprese e da mettere in campo.

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