I segretari provinciali di FIM, FIOM, UILM e USB si incontreranno per discutere sulla decisione di passare l’azienda tarantina nelle mani del colosso Arcelor Mittal, poi il consiglio di fabbrica straordinario di tutti i delegati.
“Calenda e Bellanova hanno illustrato in dettaglio il piano di ArcelorMittal. A parte la promessa di investimenti milionari, il primo elemento negativo che balza agli occhi sono i numeri dei lavoratori – spiega Franco Rizzo, coordinatore provinciale USB -. Il piano industriale presentato per l’acquisizione di Ilva è condizionato al licenziamento di circa 5000 lavoratori del gruppo. Il magnate dell’acciaio prevede l’assunzione nel 2018, all’atto del subentro nella proprietà, di 9400 lavoratori dei circa 14.200 attualmente in organico. Per poi licenziarne altri 1000 nei due anni successivi (per un totale di dipendenti in attivo di 8.900 nel 2019, 8.400 nel 2020). Per poi aumentare nel 2024 fino a 10.800 unità. E il costo del lavoro resterà immutato per i prossimi sette anni. USB ha subito espresso la sua opinione: una proposta che non regge e che non prevede, all’interno dei decreti, una sorta di risarcimento per tutto quello che i cittadini e i lavoratori hanno subito, stanno subendo e subiranno rispetto all’inquinamento Ilva. Non siamo d’accordo a portare avanti una discussione come per Piombino e Alitalia, dove si continua a chiedere ai lavoratori di fare sacrifici e pagare i danni prodotti da altri”.
“Un altro atto di violenza contro i lavoratori e la città di Taranto – afferma Sergio Bellavita, USB nazionale –. Escludendo un intervento diretto dello Stato, in un segmento così rilevante del patrimonio industriale, il governo si rende responsabile della svendita dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa. Si tratta di un piano industriale inaccettabile. Ci prepariamo a lottare per difendere il lavoro, la salute e la dignità stessa”.
Intanto il ministro Calenda ha riconvocato le sigle sindacali per giovedì prossimo.