«Condivido la volontà di affrontare la questione per evitare la chiusura della realtà produttiva e occupazionale più grande del Paese ma, a distanza di 4 anni dall’applicazione dei sigilli “virtuali”, ci troviamo a votare l’undicesimo provvedimento che riguarda l’Ilva senza che siano definitivamente sciolti i nodi che strozzano lo stabilimento ma soprattutto la città di Taranto che soffoca sempre di più nell’inquinamento». Sono le parole con cui il Senatore Dario Stefàno, Presidente de La Puglia in Più, ha annunciato, durante il suo intervento in dichiarazione di voto in Senato, la sua decisione di non partecipare al voto di fiducia sul decreto legge in materia di cessione dello stabilimento siderurgico.
«Questo provvedimento – ha spiegato Stefàno – non si discosta poi così tanto da quelli precedenti, anche se compie qualche timido passo avanti come nel caso della previsione di aumento dell’organico di Arpa Puglia, proposta già avanzata più volte e bocciata dal governo nelle puntate precedenti. Spiace però che la stessa volontà non sia stata manifestata anche per autorizzare il potenziamento degli organici ASL e garantire così un migliore controllo del territorio, o per dare urgenza agli interventi previsti dall’Aia, necessità che abbiamo più volte posto in risalto, anche in passato.
Apprezziamo invece la marcia indietro su quello che poteva essere definito come “super Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri” che di fatto superava i vincoli della VIA, dalla Valutazione di Impatto Ambientale, mentre è giusto tenere in conto le richieste che vengono da tutti i portatori di interesse, raccolte nelle osservazioni che ora vengono ritenute finalmente necessarie.
L’ordalia messa tragicamente in essere tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro, di cui Ilva e Taranto sono una drammatica sintesi, non può – continua Stefàno – essere affrontata nè tantomeno risolta solo a colpi di decreti e ancora di più a colpi di cieca fiducia. Spero sia abbastanza chiaro che la decretazione d’urgenza non funzioni per casi come quello dell’Ilva, che non funziona la strategia di operare soluzioni tampone e che manca soprattutto una visione strategica. Resta centrale dunque l’importanza di costruire, in maniera allargata e condivisa, un percorso di futuro per una città meravigliosa che ha troppo sofferto per la mancanza di prospettive ampie e globali.
Ci troviamo sempre allo stesso punto, si spostano magari un po’ più in là le scadenze e le proroghe, concedendo o estendendo qualche “guarantigia” a commissari o possibili acquirenti ma il territorio ferito di Taranto – conclude Stefàno – sta ancora aspettando, e merita, un percorso di cambiamento, la sua “volta buona”, per dirla usando una locuzione cara al Premier, che purtroppo da quest’Aula, ancora oggi, tarda ad arrivare».