La formazione culturale di Pasolini è attraversata da una cultura etnica. Come leggere Pier Paolo Pasolini a 40 dalla morte?
Su questo tema si è sviluppata una conferenza stampa in occasione della ripubblicazione del testo curato da Pierfranco Bruni per i tipi di Pellegrini dal titolo: “Pier Paolo Pasolini. Una etnia cucita sulla pelle di un poeta“, edito per conto del Comitato Minoranze del Mibact. Testo al quale hanno dato il loro contributo studiosi attenti come Gerardo Picardo, Alberico Guarnieri, Tonino Filomena, Teresina Ciliberti.
Di questo testo Pierfranco Bruni è stato animatore perché ha puntato la vera attenzione sulle Poesie a Casarsa. E su questo argomento, Bruni, è ritornato in sede di conferenza stampa svoltasi a Cosenza, Terrazzo Cultura, con delle motivazioni filologiche, estetiche e letterarie tenendo in considerazione la sua etnia friulana e il suo interesse per la cultura gricanica del Salento e delle minoranze calabresi.
Bruni ha sottolineato: “Ci si sforza di mostrare Pasolini accentuando fortemente una venatura artistica. Non c’è. Non esiste e chi lavora sulla estetica della parola si rende conto subito. C’è invece una motivazione morale, antropologica, etnica e forse etica. Tranne i testi di Casarsa, ha chiosato Bruni, che sono importanti sul piano etno-linguistico e antropologico e alcune singole poesie come la splendida Supplica alla Madre, il poeta manca e manca anche, ha detto Bruni, la visione sperimentale del linguaggio. Quel suo neosperimentalismo anni cinquanta è fallito in tutto il contesto letterario. Un conto è la questione etno-antropologica e un altro aspetto è la dimensione artistica. Nel nostro libro si ragione proprio su questi elementi “. Pierfranco Bruni ha parlato di Pasolini in un incontro a Strasburgo evidenziando soprattutto una antropologia culturale più che una estetica dei linguaggi che si perde, ha evidenziato Bruni, nella cronaca e nella rappresentazione di Ragazzi di vita.
Il 2 novembre prossimo, giorno dell’anniversario della morte, Pierfranco Bruni parlerà di Pasolini a Roma nella sala Diego Fabbri di Palazzo Sora.
In conclusione alla conferenza stampa Bruni ha lanciato una sfida: “Smettiamola di leggere in Pasolini un grande artista, un grande regista, un poeta. È stato un intellettuale che con intelligenza ha saputo guardare all’inquietudine del suo tempo. Sul piano della ricerca linguistica il suo sperimentalismo è stato un fallimento. Andrebbe recuperato piuttosto la discussione sul dialetto che è cosa diversa, soprattutto in Calabria, della cultura popolare alla quale, in quegli anni, si contrappose anche Giuseppe Berto”.