E mo’ papà che facciamo… Il tuo essere stato fascista e coerente anche nei giorni delle grandi sconfitte che sono stati i soliti tradimenti…
Il tuo essere stato figlio del segretario del Fascio e il tuo non aver mai smesso la camicia nera anche dopo l’Otto settembre o il 25 aprile o 25 luglio 1943 o dopo aver appeso, con grandi “meriti” di quelli che hanno chiamato liberatori, Claretta e Mussolini per i piedi nella macelleria di Piazzale Loreto proprio a guerra finita…
Che facciamo? Tu non ci sei più ma non hai mai smesso di restare fedele a quella fedeltà alla quale tutta l’Italia e gli Italiani avevano giurato fedeltà compresi quelli che poi sono diventati antifascisti nonostante la loro partecipazione alla Repubblica di Salò…
Lo so, anche oggi, mi diresti le stesse cose che mi hai sempre detto…
Tu non hai mai creduto al 25 aprile come giorno di liberazione… Da chi siamo stati liberati, mi hai detto un giorno, noi che abbiamo sempre difeso unì’idea che è quella della Patria, della Nazione, del’Inno Nazionale…
I ricordi si aggrovigliano e i tuoi occhi, quando si parlava di queste storie, diventavano lucidi e qualche lacrima, proprio negli ultimi anni, non si faceva attendere pensando ad giovinezza nel coraggio della coerenza…
E mo’ papà cosa mi racconti…
Sei stato fascista sino a non dimenticare di portarti con te la camicia nera eppure eri un uomo e non temevi, non hai temuto il “se”… Perché sei stato un Uomo nel tuo coraggio della coerenza…
Nella storia che ho raccontato raccogliendo ricordi e memoria dei Cinque fratelli non ho mai trovato una piega, in tutta la nostra famiglia, di timore e neppure di tremore… Non avete dato un senso ad un paese… Avete dato il senso alla realtà di una comunità…
“Penso spesso, un giorno così mi hai detto, al fatto che si dice che l’Italia sia stata liberata dal nazifascismo… Non ci credere… In quel 25 aprile l’Italia era già in mano agli angloamericani…. Si è sempre raccontata la solita storiella e l’immagine festante di donne che corrono dietro i carri armati americani è una icone da carosello…
Siamo stati occupati da tante bugie e ancora a distanza di anni si ripete una solita retorica alla quale non dedico neppure più uno sguardo…
Poi la cosa più triste, ma anche ridicola, è che addirittura hanno inserito nella nuova Costituzione dell’Italia il reato per chi si professa fascista con il concetto di apologia…
Figlio mio io sono stato Fascista, mai rinnegando, e sono Fascista perché il Fascismo per me e per quelli come me, tuo nonno, i tuoi zii, e per molti della mia generazione, il Fascismo è stato ed è un Valore, una Idea, una Religione… Potranno inventarsi tutto ma non potranno mai sradicarci dal Pensiero e dal fatto che siamo stati Fedeli ad una Idea che è dentro lo storia di una Civiltà…
Il raccontino della “Bella ciao bella ciao…” è soltanto la copia di una canzone che viene da lontano mondino e che non ha nulla a che fare con quelli che si sono chiamati liberatori…E poi la Resistenza… Ma di quale Resistenza parlano… Erano tutti in fuga. Dopo l’Otto settembre scappavano tutti a cominciare dal Re… e prima erano stati traditi proprio quegli italiani che avevano applaudito nelle piazze affollate e che non avevano nulla compiuto contro le guerre cosiddette fasciste… Ma il Fascismo era l’Italia… I nomi raccontano e non la storia scritta da chi poi si è sentito vincitore perchè prima di sentirsi tale è stato un traditore… quegli uomini tra due bandiere… Ma dai, figlio mio, ora finiamola con questo racconto… Quello che posso dirti è che si è veramente liberi quando non si ha bisogno di giustificarsi, quando non si ha bisogno di nascondere, quando si ha il coraggio di dire ciò che si è stati, ma l’Italia è un teatro che conosce la commedia e la tragedia, i processi sommari e le maschere… Non farmi più parlare di ciò… Io, figlio mio, sono stato Fascista perché sono stato Italiano e lo sono, lo sai bene, e non smetterò di esserlo perché per noi, ti ripeto, resta una fede e la fede è vivere la vita con fedeltà e la questione delle storie condivise è un fatto che non mi riguarda perché i destini dei popoli e delle civiltà sono così complicati che non possono esaurirsi con un applauso anche se, come ben sai, gli applausi dureranno nelle epoche…Ma tu mi comprendi bene”.
E mo’ papà che facciamo…
Tu non ci sei più…
Ho tra le mani tanti documenti e tessere del PNF di uomini che sono diventati, subito dopo un minuto il 25/”26 luglio del 1943, antifascisti…
Già, questa è un’altra faccenda… Il 25 aprile? Ho compreso ciò che mi hai sempre raccontato leggendo le tante lettere che mi ha consegnato e che saranno, non so quando, il viaggio di un mio romanzo…
Lo so, non bisogna mai disonorare il proprio padre, la propria storia, il proprio destino e bisogna dare un senso alla fedeltà di una appartenenza…
Io non smetto di leggere queste lettere e non smetto di osservare le tue foto di una giovinezza in Camicia Nera e come te non ho mai creduto ad una storia condivisa…
Anche oggi che sono stanco di discutere su questi argomenti, sul piano storico e letterario, la condivisione non mi appartiene come non mi appartiene Bella ciao, perché io resto italiano e quell’Inno del Tricolore con il bianco verde e rosso o con il verde bianco e trosso, pur non avendo mai amato il 1861, in qualsiasi barricata possa trovarmi, resta il canto della mia coscienza… del mio essere Italiano…
Tutto il resto è nella vulgata delle demagogie ma i morti appesi per i piedi a Piazzale Loreto, compresa Claretta, segnano l’inizio di una Italia liberata…
E mo’ papà che facciamo…
Sei andato via e mi hai chiesto soltanto di non dimenticare …
E mo’ papà cosa mi diresti? Noi non abbiamo mai cantato Bella ciao… Anche quando la mia maestra di musica, alle scuole medie, mi imponeva di farlo…
Ti resto fedele perché i padri non vanno mai disonorati…
Non siamo degli sconfitti… Non condividiamo…
Come te resto fedele alla tua fedeltà…