E’ il 2011 quando nelle librerie arriva “Cinquanta sfumature di grigio”, il primo romanzo della trilogia scritta da E. L. James che in tutto il mondo venderà oltre 125 milioni di copie e ispirerà altrettante pellicole cinematografiche.
Il pubblico scopre e si appassiona alle avventure di Anastasia Steele e di Christian Grey, lei una studentessa neolaureata ventenne, lui ricco imprenditore americano tra cui si sviluppa un rapporto in cui sentimenti, emozioni ed esperienze fisiche si intrecciano in maniera inesorabile.
Grazie a questi romanzi in molti scoprono il BDSM, acronimo che identifica una ampia gamma di pratiche relazionali ed erotiche basate su sottomissione, sadomasochismo, dominazione ed esperienze dolorose in cui è necessario un kit bondage.
Il Bondage: libertà di sottomissione
Per quanto possa sembrare diversamente agli occhi di un osservatore distratto, le pratiche di bondage vedono coinvolti adulti consenzienti. In altre parole – benché alcuni di questi “giochi” vedano la presenza di corde, catene, collari, manette ed altri mezzi di costrizione fisica – chi si sottopone a queste pratiche lo fa in maniera assolutamente libera e ben consapevole delle esperienze che si appresta a vivere.
Abbiamo usato il termine “giochi” proprio perché tutti i protagonisti di queste esperienze sono pienamente consapevoli di cosa andranno ad affrontare e decidono di viverle allo scopo di offrire e procurare piacere a sé stessi ed agli altri, sia pure attraverso esperienze che possono comportare una qualche forma di sofferenza fisica o psicologica.
Benché nella maggior parte dei casi queste esperienze prevedano atti di sottomissione e dominazione, il rapporto tra i partecipanti è assolutamente paritario ed è sempre prevista la possibilità di interrompere la propria partecipazione in qualunque momento.
A maggior tutela della sicurezza e della incolumità dei partecipanti inoltre, ogni esperienza di bondage – altro termine generico che descrive questo tipo di pratiche – prevede l’utilizzo di una particolare “parola di sicurezza” conosciuta e concordata tra le persone coinvolte, alla cui pronuncia si può ricorrere quando, per qualsiasi motivo, si voglia far immediatamente terminare l’esperienza.
Bondage, il piacere attraverso il dolore
Le pratiche di bondage comprendono diverse modalità esperienziali, e ciascuno dei partecipanti può preferirne solo alcune, così come desiderare di rivestire uno specifico ruolo all’interno di queste. Caratteristica comune è la ricerca del piacere erotico, sia pure a volte non collegato ad espliciti atti sessuali, e l’impiego del dolore, della umiliazione e della sofferenza – sia fisica che psicologica – per la ricerca del piacere.
Tra i ruoli che possono essere rivestiti in una esperienza di bondage ci sono quelli del dominatore e del sottomesso, quasi sempre identificati esteriormente da specifici accessori quali frustini per i primi e collari, guinzagli, e manette per i secondi.
Quasi sempre una sessione di bondage è caratterizzata anche da uno specifico abbigliamento, usato sia per identificare visivamente il ruolo dei vari partecipanti che per lo scopo della sessione stessa. Tra i più noti vi sono abiti in pelle o latex, quasi sempre aderenti, a volte modellati in maniera da lasciare scoperte specifiche parti del corpo o – al contrario – per coprirle in modo assoluto come nel caso di maschere e cappucci.
Inoltre, come avviene in ogni comunità o gruppo di persone che condividono gli stessi interessi, il bondage vede l’impiego di termini – quasi sempre di lingua inglese – che individuano ruoli, tipologia di pratiche ed orientamento sessuale dei partecipanti, comunemente impiegati per definire senza equivoci o fraintendimenti i rapporti interpersonali.
Una comunità in crescita
Negli ultimi anni le pratiche BDSM stanno progressivamente uscendo dalla riservatezza che le aveva contraddistinte, complice anche una sempre più diffusa liberalizzazione dei costumi ed una più consapevole scelta di vivere il proprio orientamento sessuale in maniera libera e non ghettizzata.
Sono sempre più frequenti quindi incontri ed esperienze in cui membri della comunità BDSM si incontrino a scopo conviviale, sia per socializzare che per allargare il giro di contatti e conoscenze. Nella maggior parte dei casi questi incontri avvengono all’interno di locali o residenze private ma fanno oramai parte della vita delle comunità BDSM anche i “munch”, eventi che si svolgono in luoghi pubblici dove però non è prevista alcuna esperienza BDSM in senso stretto e che hanno soprattutto lo scopo di consentire un primo contatto a chi voglia approcciarsi a queste realtà.
Il bondage nell’arte
Sebbene il BDSM sia balzato prepotentemente agli onori della cronaca con la già citata trilogia delle 50 sfumature, l’opera della scrittrice inglese E. L. James non è certo la prima ad essersi occupata di questo argomento. Ad averla preceduta – oltre ai vari scritti del Marchese de Sade o di Guillaume Apollinaire che destarono scandalo nei secoli scorsi – possiamo ricordare “Histoire d’O”, romanzo di Pauline Réage che fu poi seguito da una serie di pellicole cinematografiche.
Sempre nel campo della cinematografia ciriamo – uno per tutti – “Rocky Horror Picture Show”, in cui il mondo BDSM è più volte evocato a partire dall’abbigliamento del personaggio interpretato dall’attore Peter Hinwood.
Numerose sono le influenze del BDSM anche nel campo musicale, dove si va dai temi trattati e dall’abbigliamento di molti gruppi heavy metal, hard rock o punk alle allusioni più o meno esplicite di artiste come Madonna o gruppi rock come The Tubes.
In conclusione, il bondage desta sempre meno scandalo ed è sempre più parte della vita di tanti che – liberamente e consapevolmente – scelgono di cercare il piacere anche attraverso esperienze più o meno estreme.