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Qualche anno fa, in un agile ed intrigate libretto, lo psicologo Paul Watzlawick illustrava le sue “Istruzioni per rendersi infelici”; probabilmente molti di noi sosterrebbero che non c’è bisogno di particolari spiegazioni per riuscire a raggiungere questo stato d’animo, e che a renderci poco sereni bastano ed avanzano le vicissitudini della normale quotidianità.

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Potrebbe essere dello stesso avviso Francesco Piccolo, che dopo il successo al premio Strega dello scorso anno con il suo “Il desiderio di essere come tutti”, torna quest’anno in libreria con “Momenti di trascurabile infelicità“, edito da Einaudi. All’insegna di una sorta di “mal comune , mezzo gaudio”, Piccolo elenca una serie di episodi, a volte in un flash di poche righe, altre volte con una scrittura più dilatata, tutti accomunati dal poter essere accaduti a ciascuno di noi, almeno una volta nella vita. Episodi a volte banali, come una critica al proprio abbigliamento o le difficoltà ad interpretare i libretti di istruzioni degli elettrodomestici o le etichette delle acque minerali; altre volte quasi surreali, come i problemi causati dalla permanenza in casa di un bambino giapponese o l’ambasciata materna da riferire al Presidente della Repubblica in occasione delle premiazioni per i David di Donatello.

Se con il suo ““Il desiderio di essere come tutti” Piccolo aveva abbracciato una buona parte della sua generazione, in questo libro amplia lo sguardo e coinvolge un po’ tutti i lettori in dubbi e momenti che non hanno età. Si sorride con una punta di amarezza, scorrendo i piccoli-grandi momenti di infelicità proposti da Piccolo, ed a volte ci si confronta con dubbi che fino a quel momento non avremmo mai pensato di avere, eppure – per certi aspetti – questi momenti di infelicità, purchè siano di entità trascurabile e con frequenza accettabile, sono un po’ il sale della vita, il necessario contrappasso che ci fa godere dei momenti belli, lo “stop” improvviso che ci permette di apprezzare la bellezza del panorama che ci circonda, le punteggiature che ci fanno apprezzare una prosa ben scritta.

Mai invadente o sopra le righe, Piccolo sembra voler cercare, e sicuramente trovare, una sorta di complicità amicale col lettore che non sfocia mai in triste rassegnazione, suggerendo piuttosto di imparare a ridere e fare tesoro anche i questi momenti, che possono essere – se ben vissuti – assolutamente esilaranti.

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