«I tre Circoli SEL della Citta di Taranto (“Sandro Pertini” – “Jerry Masslo” – “Pio Latorre”) manifestano, in forma congiunta, profonda contrarietà al progetto denominato “Tempa Rossa”.» Lo affermano in un comunicato congiunto Luca Contrario (Coordinatore Circolo “S.Pertini”), Anna Maria Barbieri (Coordinatrice Circolo “Pio Latorre”) e Mino Cavallo (Coordinatore Circolo “Jerry Masslo”).
«La Provincia di Taranto – affermano i tre coordinatori di SEL – non può infatti permettersi ulteriori insediamenti industriali di notevole impatto. Centrali elettriche, discariche, inceneritori, cementifici, lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa e una raffineria caratterizzano un sistema industriale che, nel corso dei decenni, ha avuto un impatto significativo sull’ambiente e, purtroppo, oggi non riesce a far fronte alla crisi di un territorio che, nonostante queste presenze industriali, è caratterizzato da parametri economici e occupazionali da allarme rosso.
In questo contesto si inserisce il discusso progetto “Tempa Rossa”.
Tale progetto si sostanzia nella richiesta di varie società petrolifere (Total, Shell, Mitsui ed Eni) di costruire, nell’area portuale di Taranto, due serbatoi da 180 mila metri cubi per lo stoccaggio e smistamento di greggio proveniente dalla Basilicata, per un trasferimento totale annuo di 2,7 milioni di tonnellate di petrolio.
La realizzazione di questo progetto – prosegue il comunicato dei tre coordinatori di SEL – comporterebbe un aumento dei fattori di rischio da incidenti rilevanti, in particolare nella zona dove dovrebbero essere realizzati i due serbatoi ed il campo boe. Lo stesso campo boe sarebbe interessato da un aumento di petroliere (fino a 140 circa) e da operazioni di carico delle stesse all’interno di un’area già individuata come zona di sicuro impatto dal PEE (piano di emergenza esterno) della raffineria ENI e dal piano di sicurezza portuale. Inoltre, come si evince dalle stesse certificazioni prodotte da ENI riguardo al progetto “Tempa Rossa”, ci sarebbe un sicuro aumento delle emissioni diffuse, a cui si aggiungono ulteriori fattori di inquinamento delle acque marine.
Tutto questo comporterebbe un impatto aggiuntivo che rischia di essere devastante nel territorio di Taranto, già oberato da agenti inquinanti, emessi, tra gli altri, dall’ILVA e dalla stessa ENI e caratterizzato da una situazione ambientale e sanitaria notevolmente gravosa, confermata sia dai monitoraggi ambientali dell’ARPA che da importanti studi epidemiologici (ISS, Procura della Repubblica di Taranto, Registro Tumori della ASL, etc.) che hanno dimostrato la relazione tra inquinamento e aumento delle patologie/mortalità nella popolazione residente.
Risibili sarebbero, inoltre, i benefici occupazionali derivanti dalla realizzazione dell’opera e, in ogni caso, il territorio tarantino non può più essere merce di scambio rispetto ai posti di lavoro.
Lo ribadiamo con forza – affermano Luca Contrario (Coordinatore Circolo “S.Pertini”), Anna Maria Barbieri (Coordinatrice Circolo “Pio Latorre”) e Mino Cavallo (Coordinatore Circolo “Jerry Masslo”): a Taranto occorre togliere e non aggiungere, quindi nessun nuovo insediamento che aumenta le emissioni inquinanti può essere ritenuto accettabile.
Questo vale per tutta la Puglia che già produce ben più di quanto consuma e a maggior ragione per Taranto. Anzi, è giunto il momento di puntare su altre forme di economia e sviluppo progettando collettivamente un’altra idea di città.
Proprio a tale proposito va considerato che la costruzione dei due serbatoi, e più in generale dell’intera opera all’interno dell’area portuale, rischierebbe di pregiudicare definitivamente la realizzazione del Distripark a danno di un possibile sviluppo economico più sostenibile per l’ambiente e la salute dei cittadini.
Per quanto finora esposto, – conclude il comunicato – la Federazione SEL di Taranto esprime propria netta rispetto alla realizzazione dell’opera e si invitano le Istituzioni locali (Comune di Taranto, Provincia e Regione) a porre in atto ogni azione e provvedimento utile a bloccarne l’iter autorizzativo, con il quale il Governo ancora una volta sta penalizzando la Città di Taranto.»