Chi, come chi scrive, sia arrivato a Grottaglie a metà degli anni ’80 del secolo scorso e vi abbia da allora vissuto, non può – ogni tanto – non fermarsi a riflettere su come e quanto sia cresciuta questa città che oramai posso arrischiarmi a definire “nostra”, avendovi vissuto per più della metà della mia vita.
Non più paese, non ancora metropoli, spregiante (spesso a torto) dei borghi vicini ritenuti più rustici ma oggi invidiati per il loro successo turistico ed economico, frustrata troppe volte da “vorrei ma non posso” che hanno spento molte iniziative economiche e culturali, sempre più povera dei tanti che vanno lontano a cercare miglior fortuna eppure ricca di una storia e di un territorio più unico che raro, Grottaglie è ancora qui, come a chiedersi cosa vuole fare da grande.
Per immaginare il futuro è utile conoscere il passato, ed allora – a poco più di un mese dall’anniversario della sua dipartita – mi piace ricordare il compianto dott. Ciro De Roma ed il suo prezioso “Grottaglie mia”, una raccolta di poesie ed articoli, in gran parte già pubblicati su “Via Crispi” e su altri giornali e poi raccolti in volume per la insistente e lungimirante richiesta degli amici che ne intravidero il valore e l’importanza.
“Sono una visione tutta personale, forse di parte, non apologetica, né tanto meno manichea” così li descrive l’Autore “e non hanno alcuna pretesa letteraria, storica, politica, ma vogliono essere solo l’espressione di una testimonianza su persone e vicende avvenute nella nostra Città negli ultimi sessant’anni”. Con buona pace della modestia del dott. De Roma, la sua raccolta si rivela sempre più interessante e rara con il trascorrere degli anni ed il conseguente affievolirsi del ricordo di quelle persone e di quelle vicende di cui lui narra con umana partecipazione e acuta capacità descrittiva, vicende e persone quasi condannate altrimenti ad una colpevole “damnatio memoriae” frutto degli insipienti tempi attuali, che troppo in fretta cancellano ciò che invece meriterebbe ben altra attenzione.
Una lettura, quella di “Grottaglie mia”, consigliabile a tutti: ai giovani, per scoprire cose fosse questa loro città quando i loro nonni avevano la loro età, ed ai meno giovani, per guardare indietro nel tempo con un po’ di nostalgia per ciò che non c’è più. La lettura è godibilissima, mai saccente, sempre partecipata, vivace e scorrevole; ci sono i piccoli e grandi casi di Storia locale che si riverberano ancora oggi nella cronaca: l’eterno peregrinare della “focra” dedicata a San Ciro, la travagliata nascita dell’Ospedale “San Marco”, le vicissitudini dell’aeroporto; ci sono riflessioni acute e stimolanti sull’Agorà perduta e sul primato morale della libertà individuale, che si intrecciano con contributi valido oggi ancor più di quando furono scritti, come nel caso di “Grottaglie da salvare”. Altrettanto interessanti i “ritratti virili” dedicati ad alcuni illustri concittadini, protagonisti della vita culturale, sociale ed economica di Grottaglie, anche in questo caso descritti con umana simpatia ed un uso degli aggettivi che tradisce semmai l’affetto e giammai l’acrimonia, anche quando l’Autore non fa mistero dell’essere in disaccordo con il soggetto che descrive.
La terza parte, più intima, è quella che raccoglie alcune poesie, da quella forse più nota dedicata all’Agave a quelle indirizzate alla madre ed ai nipoti, inframezzate da bozzetti di vita quotidiana come “La gazza” o “Panni al sole”.
A testimonianza che il valore di un oggetto non sempre coincide con il suo prezzo, il volume non fu messo in vendita ma – curato e fatto stampare dal dott. Ciro De Roma – fu da lui donato alla sezione grottagliese dell’ANT (Associazione Nazionale per la cura domiciliare e gratuita dei malati di tumore) che lo distribuì ai suoi benefattori. Un gesto che rende questo libro ancora più prezioso e testimonia della statura umana, ancor più che di quella intellettuale, dell’Autore.