Grottaglie? Città di smentite, rettifiche, dietrofront, tiri corretti, mani che lanciano e poi si nascondono.
Capita ormai frequente, come da prassi, come a seguire un protocollo già scritto, una forma già collaudata, quella di “parlare” e dichiarare, attendere i risvolti, i riscontri, le rimostranze diremo… e poi subito, con la velocità della luce, a rettificare, corregere il tiro e addirittura, in talune circostanze, a smentire quanto precedentemente detto, scritto e sottoscritto.
Questi però solo i casi che incutono sorpresa. Vi sono poi quei casi (che ormai casi non sono) in cui vi è proprio stupore e sgomento. Succede quando chi parla, sottoscrive, dichiara e polemizza contesta addirittura quanto egli stesso ha detto, scritto e pronunciato. Gli stessi messaggi scritti dagli stessi autori che ci chiedono e richiedono che la loro voce sia amplificata dai mezzi di comunicazione. Che gli sia dato spazio. Perchè, come sempre, la loro dichiarazione “merita” la pubblicazione. Sia mai…
E quindi scrivono, dichiarano e dicono tutto con la loro penna, la propria tastiera e quando possibile la propria voce. Ti sollecitano, ti chiedono urgenza, come se, chi si occupa di comunicazione, debba in qualche modo garantire un servizio pubblico, quelli di cui si ha diritto, quelli per cui tanti cittadini chiedono giustamente conto, quelli che vengono sempre chieste e richiesti. I famosi diritti soggiogati dal… “paghiamo le tasse”.
Dimenticano o fanno finta di dimenticare che non è un servizio pubblico, ma un servizio privato al servizio del pubblico. Uno strumento che ti permette di sapere, conoscere, restare informato. Uno strumento che colma le lacune che altri hanno voluto appositamente lasciare. Uno strumento privato. Non un strumento pubblico. Uno strumento privato, messo a disposizione del pubblico, con le sue prerogative, le sue peculiarità, i suoi pregi (pochissimi) e i suoi tantissimi difetti (appositamente senza le parentesi). Ma resta pur sempre uno strumento privato. Un servizio al servizio del pubblico. Ma forse ci stiamo allargando. Stiamo considerano un altro aspetto. Di estrema importanza si… ma diverso dall’oggetto e dal soggetto di questo editoriale.
Dicevamo… le smentite, le rettifiche, i dietrofront, i tiri corretti e le mani che lanciano e poi si nascondono.
Ah ecco… si… le mani che lanciano e poi si nascondono. Come quelle di chi dice e non dice. Che “tra di noi” dice ma che pubblicamente non dice. Anzi smentisce. Affibbia colpe e scarica responsabilità. Beh su questo i politici sono maestri detengono una sorta di diritto d’autore su questo modo di fare, al quale un po’ ti abitui. “Ci fai il callo”. Un modo di fare tutto loro. Scorretto. Soprattutto nella seconda fase, quella dello “scarica barile”. Del “non assumersi” le proprie responsabilità. – “Ma io non volevo dire…” – non lo volevi dire, ma lo hai detto, scritto e sottoscritto. – “Ma sono stato interpretato male, le mie parole sono state travisate” – quali parole? Quelle che hai scritto, sottoscritto e firmato? Quelle per le quali hai pregato la massima diffusione? Quelle per le quali hai chiesto, poche volte con cortesia e tante con arroganza, la massima celerità? Quelle per le quali hai smosso mari e monti, confidando in chissà quale assurda precedenza, affinchè potessero avere quanto prima la giusta risonanza? Quelle che non conoscono sabato sera o domenica pomeriggio? Quelle che non conoscono orari notturni? Sono le stesse? Stiamo parlando delle stesse?
Si. Stiamo parlando delle stesse. Quelle che detenevano uno speciale copyright. Di quelli registrati. Con tanto di cerchietto ed “R” in maiuscoletto. Sono quelle. Tutto ad appannaggio dei politici. Fino a poco fa. Poco fa. Poi… scopri che, questo modo di agire, questo comportamento e questo atteggiamento si può copiare, addirittura clonare e tutti, magari imbeccati proprio da chi ne ha sempre detenuto la paternità, ne fanno uso, strauso e magari prima o poi reclameranno pure l’originalità.
Nessuno si senta chiamato in causa. Nessuno si senta escluso.
– “Che ho detto?”, “Ma io non volevo dire quello” – Non volevi dirlo, ma lo hai detto. Lo hai scritto. Lo hai sottoscritto.
Le responsabilità vanno assunte. Davanti allo specchio occorre guardarsi e specchiarsi. Altrimenti, togliete i vostri specchi. Tutti. Non sono degni di riflettervi.