L’olio di oliva italiano, prodotto d’eccellenza del nostro Paese che si conferma il secondo produttore mondiale grazie ad un patrimonio unico fatto di tradizione, territorio e abilità artigianali, potrà contare sul supporto scientifico per la sua valorizzazione e tutela.
Con questi obiettivi, infatti, il deputato Francesco Cariello (M5S) ha presentato un ordine del giorno per impegnare il Governo a valutare l’opportunità di creare una banca dati di confronto rappresentativa delle diverse produzioni ottenute nelle varie aree geografiche italiane, utilizzando le metodologie fornite dalla comunità scientifica per la caratterizzazione e tipizzazione degli oli extravergini di oliva ed al fine di fornire ai produttori un ulteriore strumento di riferimento e confronto. L’Esecutivo di Renzi ha accolto l’impegno in difesa dell’agricoltura italiana di qualità.
“La contraffazione nel settore agroalimentare, e particolarmente in quello olivicolo-oleario ha raggiunto oramai livelli insostenibili e rappresenta uno dei principali ostacoli alla crescita del settore – dichiarano il deputato Francesco Cariello (M5S) ed il collega Giuseppe L’Abbate che, con gli altri membri 5 Stelle della Commissione Agricoltura, ha cofirmato l’ordine del giorno – nonché un evidente rischio per la sicurezza dei consumatori. Gli studi del Prof. Fanizzi e della Dr.ssa Del Coco del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento dimostrano che le recenti metodologie sviluppate per lo studio delle caratteristiche degli oli extravergini d’oliva monovarietali e multivarietali, come la NMR (spettroscopia di risonanza magnetica nucleare, ndr), consentono una appropriata classificazione del prodotto, volta a garantire l’autenticità su scala molecolare ed a meglio definirne le peculiarità legate al territorio d’origine”.
I regolamenti dell’Unione europea, infatti, definiscono le caratteristiche fisiche e chimiche degli oli d’oliva per il riconoscimento della qualità ed i metodi basati su NMR affiancano le analisi convenzionali già regolamentate, in maniera complementare. La creazione del database da parte del Ministero dell’Agricoltura, quindi, permetterebbe un confronto per lo studio di campioni di composizione ignota, con il fine ultimo di tutelare le produzioni nazionali di qualità.