Un secco “NO al business randagismo” da parte dei rappresentanti locali delle principali associazioni animaliste italiane. E’ quanto viene espresso in un comunicato congiunto di LAV, ENPA, LNDC e UGDA.
«La Proposta di Legge per modificare la Legge Regionale 12/95 in tema di randagismo per adeguarla alla sentenza 285/2016 della Corte Costituzionale – scrivono gli animalisti pugliesi nella loro nota, ha raccolto il dissenso di tutto il mondo animalista/protezionista.
Si tratta di una lettura di comodo della sentenza costituzionale che ne travalica enormemente il contenuto – dichiarano i rappresentanti locali di LAV/ENPA/LNDC/UGDA, che continuano – la sentenza ha dichiarato incostituzionale un articolo della LR che non prevede la possibilità di gestione dei canili da parte di privati che garantiscano all’interno della struttura la presenza di un’associazione riconosciuta, preposta alla gestione delle adozioni. Non ha attribuito sic e simpliciter ai privati la facoltà di gestire canili e tantomeno di costruirli.
Le associazioni vedono, in questa modifica proposta, l’intenzione di favorire interessi privati a scapito del benessere animale, incrementando un business già molto cospicuo.
Secondo il “Dossier randagismo 2016” elaborato dalla LAV analizzando i dati forniti dalle Regioni e Province Autonome, relativi agli anni 2014 e 2015, e comparando quelli del 2015 con i dati relativi al 2006, diffusi dal Ministero della Salute nel 2008, la Puglia sostiene un “costo sociale randagismo” elevatissimo, circa 27 milioni di euro annui con circa 23.000 cani detenuti in canile.
I rappresentanti delle associazioni chiedono il ritiro della proposta e l’impegno piuttosto ad applicare correttamente e compiutamente la LR 12/95, sottolineando che solo le sterilizzazioni, le adozioni, i controlli sul rispetto degli obblighi di microchippatura ed iscrizione in anagrafe, accompagnati da campagne di informazione e di sensibilizzazione sulla serena e corretta convivenza uomo-cane, possono arginare il fenomeno randagismo e avvicinare la Puglia agli standard delle regioni del nord Italia.
Concludono i rappresentanti locali di LAV/ENPA/LNDC/UGDA – la LR 12/95 può essere un ottimo strumento per il controllo del randagismo in Puglia, non è stata mai pienamente applicata, i volontari da sempre hanno dovuto e devono spesso sostituirsi alle Istituzioni inadempienti e inefficienti. Ora si vuole metterla completamente da parte per far perdurare ed anzi incrementare il business randagismo. Un affare a vantaggio di ben pochi che fanno dei cani una fonte di lucro!»