«Con la presa di posizione della Confcommercio, nell’opporsi al ricorso promosso dalla Gallerie Commerciali Italia S.p.A. (Auchan) e dalla Duemari S.r.l. contro il Comune di Taranto, ritorna in auge la famigerata ed annosa vicenda Auchan – Cimino, ovvero il “Piano Particolareggiato Cimino”, lottizzazione, proposta dalle due società, finalizzata alla realizzazione – in due aree di loro proprietà in Località Cimino, sottozona 32 del vigente PGR – di unità immobiliari per l’insediamento di Decathlon e Leroy Merlin e di 500 abitazioni.» E’ quanto dichiarano gli attivisti del Meet Up 192 “Amici di Beppe Grillo Taranto”
«La vicenda – ricordano i penta stellati ionici – va avanti dal 2008 (epoca in cui la Due Mari Srl presentò il progetto), ed è, sostanzialmente, la revisione dell’analoga iniziativa di Sircom Srl, società di investimenti immobiliari barese, che fece richiesta di autorizzazione per la realizzazione di un intervento edilizio che prevedeva, praticamente, la costruzione di una nuova città all’ingresso di Taranto, che però fu bocciata dalla Giunta Di Bello nel 2004.
Senza scendere nei dettagli della faccenda, che vede azioni legali portate avanti contro l’Amministrazione Comunale da parte dei proponenti opposte alla resistenza dei commercianti e di Confcommercio, si giunge all’ultima fase della vicenda con il recente ricorso delle due società al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR di Lecce che validava l’operato del Comune.
Non vi sono limiti all’arroganza della multinazionale che tenta d’imporre il potere fornitogli dalla propria forza economica – affermano gli attivisti del Meet Up 192 “Amici di Beppe Grillo Taranto” esprimendo la loro totale disapprovazione. Vorremmo far notare alle due società che è necessario rivedere un po’ di dati, poiché le previsioni sul numero degli abitanti sono sbagliate e i procedimenti urbanistici non mirano all’espansione dell’abitato (vincolo al progetto di ampliamento). In realtà sia l’offerta commerciale che quella abitativa della città di Taranto sono di gran lunga superiori alla domanda. È altrettanto privo di senso il teorema secondo cui l’unico modo per risolvere la crisi che la loro struttura attraversa consista nel raddoppiare l’estensione delle superfici di vendita : i mega centri commerciali si stanno rivelando fallimentari dal punto di vista economico, visto che i costi di gestione rendono questo tipo di strutture poco competitive, ed una prova di questa insostenibilità è data dalle recenti problematiche che hanno interessato i dipendenti Auchan di Taranto.
D’altra parte nel Borgo si contano centinaia di unità immobiliari vuote, che stanno trasformando il centro cittadino in una periferia abbandonata e degradata, le attività commerciali chiudono e intanto vi è chi propone due nuovi mega centri commerciali con volumetrie abitative annesse: pura follia!
Anche la giurisprudenza italiana inizia a sensibilizzarsi nei confronti del diritto ambientale come dimostra la storica sentenza 766/2015 del TAR Veneto del 1 Luglio 2015 che ha bloccato un progetto analogo nel ticinese: “La realizzazione di una grande struttura di vendita ha un considerevole impatto sul territorio, condizionandone la destinazione e gli sviluppi futuri, circostanza quest’ultima che impone, di per sé, la necessità che i principi in materia di liberalizzazione del commercio siano contemperati dalla tutela di un interesse generale, evidentemente inciso dalla realizzazione di una struttura di una tale dimensione. Ne consegue la legittimità di un controllo preventivo, e quindi autorizzatorio”.
Ulteriore elemento di rigetto del progetto è che esso insista nei pressi di zone caratterizzate da vincoli idrogeologici, faunistici e di interesse naturale.”
Concludono, infine, gli Amici di Beppe Grillo Taranto, nell’esprimere la totale solidarietà e vicinanza ai commercianti locali che soffrono della concorrenza della multinazionale del settore e ai proprietari che hanno visto deprezzare il valore dei propri immobili in conseguenza di questa deriva speculativa: «Taranto ha bisogno di uno strumento urbanistico serio e fattivo, che impedisca il fenomeno degenerativo che negli anni ’60 ha comportato l’abbandono del Borgo Antico e la creazione di periferie prive di servizi, di prospettive e di futuro come Paolo VI, Taranto II, Salinella e Tramontone.
Taranto necessita di essere ri-abitata e vissuta. Per far ciò, bisogna invogliare la gente a tornare nel centro abitato, con politiche di cura del bene pubblico, iniziando a fornire servizi pubblici funzionanti, e non favorendo in ogni maniera la fuga degli abitanti verso “nuove” periferie o verso i comuni limitrofi.
Alla luce delle considerazioni sopra fatte, auspichiamo che, ben presto, gli organi giuridici rendano giustizia alla nostra comunità e impediscano l’ennesimo scempio urbanistico ed ambientale ai danni della nostra città.»