“La Confederazione Italiana Agricoltori, da sempre in prima linea per la tutela e lo sviluppo della figura dell’imprenditore agricolo e della sua impresa, nonché per la salvaguardia del reddito degli agricoltori, ha conferito mandato ad un pool di avvocati pugliesi per intraprendere un’azione, dinanzi all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, al fine di accertare, inter alia, le condotte dei breeders internazionali operanti nel settore dell’uva, tale da integrare profili di natura anti-concorrenziale e provocare effetti distorsivi del mercato.”
E’ quanto riporta una nota a firma del Presidente del Comitato “Liberi Agricoltori e Commercianti di Puglia e Basilicata”, Lorenzo Colucci, che evidenzia come i rapporti tra agricoltori meridionali e multinazionali del settore siano tutt’altro che distesi.
Royalty e non solo, i tanti problemi dell’agricoltura
La questione dei brevetti e delle royalties sulle nuove varietà di uva da tavola è da tempo al centro del confronto tra gli addetti del settore, tanto che questa estate anche la amministrazione comunale di Grottaglie aveva dedicato un focus di approfondimento alla questione.
Attenzione sull’argomento anche da parte di Gianpaolo Cassese, parlamentare ionico ed imprenditore agricolo, che è impegnato anche su questo importante comporto della economia locale.
La questione è tutt’altro che secondaria, e anche se è poco conosciuta dalla maggior parte dei consumatori, è addirittura vitale per aziende ed operatori del settore.
Contestate le pratiche commerciali dell’uva apirene
Nei mesi passati, CIA aveva espresso il proprio consenso rispetto alle iniziative già in atto, tra cui quella intrapresa dal Comitato Libero Agricoltori e Commercianti di Puglia e Basilicata, presieduto dal sig. Lorenzo Colucci, che, lo scorso 10 giugno, aveva presentato, sempre dinanzi alla stessa Autorità, un corposo dossier denunciando gli schemi contrattuali utilizzati dai breeders per disciplinare ed organizzare la produzione, la raccolta, il conferimento e la commercializzazione dell’uva apirene.
La questione ha un evidente impatto sia a livello nazionale che comunitario, e riguarda in particolare la corretta individuazione dei limiti dei diritti dei breeders sull’organizzazione di filiere, alla luce dei recenti interventi della stessa AGCM (provvedimento relativo alla varietà di grano Senatore Cappelli) nonché della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (parere Avvocato Generale nella Causa C-176/18). Inoltre, ad essere coinvolta è l’intera filiera agricola, con particolare riferimento alle Organizzazioni di Produttori i cui soci, spesso, subiscono vere e proprie limitazioni o discriminazioni nell’accesso alle varietà e nella loro commercializzazione.
Con il proprio intervento, CIA non solo intende proseguire la battaglia intrapresa dal Comitato Libero Agricoltori e Commercianti di Puglia e Basilicata, ma si prefigge di integrare il quadro già all’esame dell’Autorità, auspicando un provvedimento che possa riequilibrare gli interessi in gioco e, quindi, assicurare condizioni più eque ai propri associati ed agli agricoltori italiani in generale.