E’ indiscussa oramai l’importanza della relazione esistente fra la madre e il suo bambino fin dai primissimi stadi di vita fetale, direi fin dal periodo del concepimento in cui, nella coppia, vi è il ‘desiderio del figlio’. Secondo diversi studi le emozioni della madre in attesa costituiscono le basi fondanti per lo sviluppo delle prime reazioni comportamentali ed emotive dei nascituri.
Il legame di attaccamento tra madre e figlio non è essenzialmente collegato al piacere della suzione e al soddisfacimento della fame…è legato alla soddisfazione di un bisogno corporeo e psicologico di amore, quale la tenerezza, che nelle prime fasi della vita risulta essere un bisogno molto forte, il fattore più importante nel legame di attaccamento tra madre e figlio. Secondo vari studi, i piccoli di scimmia si affezionavano alla loro madre di pezza, calda e morbida; cosa che non si verificava con le madri di ferro filato, fredde e ruvide, seppur dotate di biberon.
Pertanto nella formazione del senso di sicurezza e nell’adattamento del piccolo sono fondamentali diversi fattori, come la corporeità e sensibilità della madre, che si muove, che abbraccia, che risponde ai movimenti del piccolo, che lo stimola in diversi modi cercando di sintonizzarsi affettivamente e fisicamente, come in una emozionante danza, con il suo piccolo.
Questa sensibilità materna nutre il bambino, permettendogli di crescere e svilupparsi armoniosamente. L’essere nutriti, soprattutto nelle prime fasi della vita, non è solo ed esclusivamente essere sfamati,cambiati e puliti… ma essere amati. Ogni bambino ha il diritto di essere amato, nutrito di amore, desiderato, accettato incondizionatamente!
La mamma diviene una base sicura per il suo piccolo, come un porto da cui potersi allontanare per esplorare i mari circostanti e in cui poter sempre attraccare la propria nave. A volte però questo porto sicuro, per diverse ragioni, viene a mancare o a vacillare…pertanto il bambino sperimenta confusione, disorientamento, insicurezza…
Ed è in questa fase che inizia a costruirsi un primo ‘senso di sé’, l’immagine di sé, proprio attraverso il rapporto con l’altro, con la madre in primis. Attraverso il rispecchiamento, come meccanismo psicologico fondamentale nella formazione della propria identità, il bambino inizia a porre le basi per la costruzione della sua identità. Winnicott sosteneva infatti che il precursore dello specchio è rappresentato proprio dal viso materno!
“Il precursore dello specchio è la faccia della madre”[..]“Quando l’adattamento della madre ai bisogni del bambino è sufficientemente buono, esso dà al bambino l’illusione che vi sia una realtà esterna che corrisponde alla capacità propria del bambino di creare” (Winnicott, Gioco e realtà, 1965), sostenendone così il bisogno di onnipotenza fisiologico per questa età, ma nel corso dello sviluppo il bambino deve iniziare ad appropriarsi della sua indipendenza, separandosi dalla madre, la quale potrà così favorire il processo di separazione-individuazione.
Ecco, pensiamo ora ad un bimbo, la cui immagine di sé è riflessa nel viso di una mamma con umore depresso o chiusa nella rigidità delle proprie difese…..E ancora voglio riferirmi alle parole di Winnicott: “Molti lattanti devono avere una lunga esperienza di non vedersi restituito ciò che essi danno. Guardano e non si vedono. Ne derivano conseguenze. Prima di tutto la loro capacità creativa comincia ad atrofizzarsi, ed in una maniera o nell’altra guardano intorno cercando altri modi di riavere qualcosa di sé dall’ambiente…in secondo luogo, il bambino si abitua all’idea che quando guarda ciò che vede è la faccia della madre. In tal caso la faccia della madre non è uno specchio. Così la percezione prende il posto di ciò che avrebbe potuto essere l’inizio di uno scambio significativo…“
Dunque, credo sia fondamentale fermarsi a riflettere sull’importanza che la mamma ha per il suo piccolo… la mamma semina il primo seme nel giardino della personalità di suo figlio!