Nella Galleria dell’Artistico di Treviso, si è conclusa l’esposizione di quattordici opere del grottagliese Giovanni Lenti; la città che dal 1976 al 2010 lo ha visto quale docente di Discipline Pittoriche (Progettazione e Laboratorio) presso il Liceo Artistico.
L’artista, dopo il diploma conseguito all’Istituto d’Arte di Grottaglie, aveva concluso il proprio iter formativo presso l’Accademia Belle Arti di Firenze.
Ha collaborato dal 1983 al 2005 con l’impresa trevigiana Cottoveneto per la progettazione di decori per piastrelle e oggetti d’arredo in ceramica ed è presente nel Museo della Ceramica della Cottoveneto.
In dimensione nazionale, dagli anni ottanta partecipa a numerose mostre collettive e personali, ha conseguito egregi premi e sue opere sono esposte in qualificate gallerie e musei.
Giovanni Lenti in questa sua personale è l’omologista della terracotta; l’artista, infatti, omologa nella tridimensionalità della ceramica il figurativismo della pittura paesaggistica tradizionale delle tele.
Non è però il semplice trasferimento di immagini sulla terracotta ma è la stessa terracotta che ne assume le sembianze, correndo oltre con una originale luce, e che suggestiona il visitatore
Lo si avverte emblematico nel “Piatto con labirinto”, nelle “incorniciate” che, in stampo originale, irradiano porzioni di spazio inneggianti alla natura, al paesaggismo dei campi e a un magnifico cromatismo che appare ora aureo ora ceruleo, ora in richiamo alla terra madre.
Non è, dunque, unicamente la traslazione omologistica che incanta ma è la visione dell’opera esposta che tramuta il visitatore da semplice osservatore a emozionante fruitore.
La ceramica che ha sempre distinto il Nostro, elevandolo a scultore, pur nel sorreggere la matrice d’arte grottagliese, la si coglie nei raffinati oggetti di terracotta colorata; ecco dei contenitori cilindrici allungati a mo’ di tubi ad ognuno dei quali ha dato il nome di “Botanica”, donde fuoriescono con diverse elaborazioni i simboli vegetali.
Ecco la stupefacente e delicata rappresentazione della “Zolla”: dalla cui base di terra(cotta) si prolungano e si arcuano al vento sottili steli a sostenere il loro frutto a guisa di spighe glorificate appena prima della mietitura.
L’alito libero di questo artista, infine, lo si avverte sorprendente in quelle sorte di stele doviziose di simboli e di frammenti mosaici colorati quali “Segno”, “Venezia” e “Veste”.
(Si ringrazia per la collaborazione il sig. Ferruccio Gemmellaro, autore del presente articolo)