«Dopo l’attacco ai dieci decreti del governo. La sfuriata sui cinquanta milioni di euro sottrattati alla sanità tarantina. Oggi arriva la nuova battagli apolitica di Emiliano sui numeri della cassa integrazione. L’ennesima puntata di una pellicola ormai consumata: quella di Emiliano che usa Taranto per muovere guerra al governo e scalare il Pd. » Lo dichiara Francesca Franzoso, consigliere regionale di Forza Italia.
«Dopo aver brandito per mesi la clava del “diritto sospeso per decreto” a Taranto e invocato il pugno di ferro della magistratura all’ilva – prosegue la consigliera azzurra, non ci risparmia le lacrime di coccodrillo per i cinquemila esuberi della fabbrica. Ma delle due l’una: o la fabbrica va risanata e tenuta in vita contemperando salute e lavoro, in linea con i decreti legge del Governo. Oppure va chiusa per disinnescare per sempre la “mitragliatrice che spara sulla gente”, dando luogo a scenari ben peggiori rispetto a quelli a cui stiamo assitendo.
Un atteggiamento ipocrita che certifica la schizofrenia politica di chi, prima evoca la scure giudiziaria per l’industria e poi piange miseria sui numeri dei posti di lavoro a rischio.
Come se sostenere la necessità di sigilli al cuore dell’impianto, soffiare sul fuoco della protesta, alimentare un clima da rissa in città ammiccando a questo o quel movimento, attaccare a testa bassa ogni iniziativa del Governo in difesa dei lavoratori, porti ad una impennata occupazionale del primo siderugico d’Europa. Un atteggiamento certo non consono ad un presidente di Regione.
Le parole d’ordine sono: sobrietà, più senso di responsabilità e collaborazione con gli altri livelli dello Stato. Perche se lo Stato non avesse “commissariato” Taranto (come con disprezzo ha dichiarato Emiliano) oggi staremmo già vivendo il blocco del siderurgico, con i suoi numeri da brivido.
Senza dimenticare poi lavoratori dell’appalto – prosegue la Franzoso – che da anni vivono tra cassa integrazione e solidarietà. Migliaia di dipendenti delle aziende esterne, in ginocchio per aver perso i crediti maturati con Ilva dopo la dichiarazione di insolvenza .
Il governatore farebbe bene a raccogliere le parole del presidente della commissione industria del Senato Massimo Mucchetti, quando ha riconosciuto la tenacia e gli sforzi degli operai e di chi,fino ad oggi, con senso del dovere ha portato avanti gli impianti. Un patrimonio umano da cui la fabbrica può ripartire per tornare a competere sul mercato, salvaguardando occupazione e salute.
Promuovendo uno stabilimento integrato con il territorio, portatore di lavoro, ma anche promotore di servizi sociali, culturali, professionali. Radicando un nuovo rapporto tra la città e l’industria, che faccia di ilva e della sua classe operaia un brand da difendere e non da demolire. »