«“Schiavitù” e “disumanità” sono le due parole che un gruppo di braccianti rumeni riferiscono parlando della loro condizioni di vita e lavoro in un casolare nelle campagne della provincia occidentale di Taranto.» Le riporta un comunicato della FLAI CGIL che si occupa dell’ennesimo caso di sfruttamento.
«Storie – spiega il comunicato sindacale – che hanno prodotto denunce circostanziate su cui inquirenti e Magistratura faranno piena chiarezza e che lunedì saranno al centro di una conferenza stampa della CGIL regionale e locale e della FLAI-CGIL Puglia e Taranto nella sede Camera del Lavoro di Taranto in via Dionisio.
I braccianti rumeni dopo aver vissuto per quasi tre mesi dentro un casolare si sono sottratti alla morsa del loro aguzzino e hanno chiesto aiuto alla FLAI-CGIL, il sindacato di categoria dei lavoratori agricoli.
Si tratta di uomini e due donne cacciati e abbandonati dal loro caporale davanti al terminal bus di Porta Napoli a Taranto, dopo che gli stessi avevano reiteratamente provato ad ottenere i soldi per il loro lavoro.
Secondo quanto riferito da questi lavoratori le condizioni dentro il casolare sarebbero state al limite della civiltà. Senza acqua e servizi igienici e con nessuna possibilità di comunicare all’esterno.
Attualmente all’interno del casolare potrebbero esserci ancora altri lavoratori stranieri forse arrivati in Italia grazie all’attività di una società che si occuperebbe del traffico di braccia tra la Romania e l’Italia.
I rumeni sfuggiti al caporale – riporta il comunicato della FLAI – CGIL – dopo una preliminare accoglienza all’interno di una struttura che si occupa di volontariato, attualmente sono sotto la protezione della FLAI in un luogo sicuro.»
La questione è al vaglio dei Carabinieri e sarà esposta in una conferenza stampa a cui parteciperanno i segretari provinciale e regionale della FLAI-CGIL , Assunta Urselli e Antonio Gagliardi, il segretario generale della CGIL di Taranto, Paolo Peluso e il segretario generale della CGIL Puglia, Pino Gesmundo.