Come era prevedibile, la tempesta scatenata sull’ex Ilva dall’annuncio di Arcelor Mittal di ritirarsi dalla gestione dello stabilimento continua a scuotere il mondo politico e economico locale e nazionale.
In prima linea i lavoratori, sia quelli direttamente alle dipendenze del colosso franco indiano che quelli dell’appalto, che vedono ancora una volta a rischio il loro futuro.
CISL: “Servono garanzie in termini di sicurezza e salute”
Già nei giorni scorsi erano stati organizzati scioperi e manifestazioni di protesta. Alcune organizzazioni sindacali, prima di proclamare lo stato di agitazione, avevano atteso l’esito dell’incontro tra Governo e Arcelor Mittal, al cui termine molte delle speranze di una rapida soluzione della questione sembravano sfumare in fosche previsioni. Nei lavoratori, desta grande preoccupazione la decisione di Mittal di risolvere, ad appena un anno dall’insediamento, il contratto di fitto per la gestione del siderurgico.Tale situazione di incertezza è ancora più grave per i lavoratori degli appalto, che hanno già visto, a partire da questa estate, la perdita di numerosi posti di lavoro ed una riduzione delle retribuzioni.
“Non è più accettabile – si legge in una nota sindacale della CISL – che non vengano date garanzie in termini di sicurezza e salute alle migliaia di lavoratori e lavoratrici che quotidianamente entrano nello stabilimento, molto spesso, per uno stipendio al limite della sopravvivenza. È impensabile che in Italia, l’esistenza di una fabbrica ecosostenibile rimanga una chimera e che sia impossibile dare una prospettiva di serenità futura.”
Sciopero e presidio alle portinerie
Le categorie di FILCAMS CGIL – FISASCAT CISL E FIST CISL – UILTRASPORTI E UILTUCS UIL Taranto hanno quindi proclamato uno sciopero di 8 ore per tutti i turni di venerdì 8 novembre 2019 a difesa degli oltre 5000 lavoratori dell’indotto dello stabilimento di ex Ilva di Taranto.