“L’Ispra nell’ottobre 2013 chiedeva ad Eni di presentare un dettagliato piano di monitoraggio sulle emissioni odorigene entro 60 gg dalla notifica del provvedimento. L’Eni, anzichè ottemperare, nel febbraio 2014 presentava una relazione in cui veniva contestava ad Ispra la metodica di individuazione della fonte.” Lo ricorda un comunicato a firma di Daniela Spera, Responsabile Comitato LEGAMJONICI, che aggiunge: “La raffineria non può continuare a negare le proprie responsabilità. Le attività di movimentazione, stoccaggio e raffinazione di greggio non sono prive di conseguenze sulla qualità dell’aria a causa delle emissioni di Benzene, H2S, NOx, SOx.
A questo – prosegue la Spera – si aggiunge che, nonostante la sottoscrizione di protocolli operativi sugli interventi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, atti ad evitare danni a persone, continuano a verificarsi incidenti rilevanti che pongono seri dubbi sulla possibilità di autorizzare ulteriori progetti previsti all’interno della raffineria.
Si invitano pertanto le autorità competenti a non autorizzare la costruzione degli impianti localizzati all’interno della raffineria come previsto nel progetto ‘Tempa Rossa’ che nel complesso aumenta il rischio di incidenti rilevanti.
Su questo problema, e non solo, Legamjonici nel 2011 ha presentato denuncia al Parlamento Europeo.
In merito alle notizie divulgate dalla stampa, – conclude Daniela Spera – si precisa, che le osservazioni presentate da Legamjonici sulla possibile violazione della direttiva Seveso sono ancora oggetto di valutazione da parte della Commissione per le Petizioni. La Commissione Europea, invitata ad intervenire, al momento non può pronunciarsi sulla possibile violazione della direttiva Seveso in quanto l’iter autorizzativo del progetto è ancora in corso.
L’obiettivo di Legamjonici non è l’avvio di una procedura d’infrazione che graverebbe sulle tasche dei contribuenti ma accendere i riflettori invitando gli enti europei a vigilare.”