In mezzo secolo, quando nacque, coscienza e normativa ambientale si sono evolute.
Ma già dal primo giorno, la Raffineria Eni di Taranto cominciò ad applicare con grande impegno e responsabilità quelle tutele e quegli accorgimenti indispensabili per la salvaguardia dell’ecosistema e dei lavoratori che negli anni sarebbero diventati il suo valore aggiunto, il “distintivo” di un’azienda leader indiscussa nel settore energetico.
Spiegare 50anni di storia, per Michele Viglianisi – da qualche mese direttore della raffineria tarantina – e il suo staff, non è stato facile; tuttavia i punti salienti, confortati dalle immagini e poi subito dopo dalla visita agli impianti, hanno reso perfettamente il senso di questo primo mezzo secolo vissuto intensamente. La platea, stavolta, era composta da una folta delegazione del Gruppo Giovani di Confindustria Taranto, guidata dal Presidente GI Giuseppe Calianni, in visita alla raffineria nell’ambito dei consigli direttivi “itineranti” programmati dal gruppo per una maggior conoscenza delle realtà istituzionali e produttive del territorio.
La visita ha avuto inizio con la proiezione di un video celebrativo della Raffineria (con bellissime immagini d’epoca risalenti alla sua inaugurazione) che ha illustrato il lungo percorso che ha portato, oggi, a confrontarsi con una realtà automatizzata, retta sui valori della sicurezza, dell’ambiente e della legalità e soprattutto rispettosa dei territori che la ospitano.
Una sottolineatura, questa dei territori ospitanti, che era
propria del fondatore Enrico Mattei e che i dirigenti Eni amano ripetere nel tempo, tramandando un “credo” che contribuiva non poco ad accrescere il già forte impatto carismatico del compianto imprenditore marchigiano.
Di fatto, questa logica risulta ancora oggi essere centrale nella relazione dell’azienda con la città: sito considerato a rischio di incidenti rilevanti, e per questo sottoposta a controlli rigorosissimi, la raffineria ha registrato negli ultimi sette anni la totale assenza di incidenti sul lavoro; forte di 435 unità, età media 44 anni, investe molto sul capitale umano (che resta imprescindibile al di là degli altissimi livelli di automazione degli impianti) e destina ben 25 milioni di euro all’anno per il raggiungimento di tanti obiettivi raccolti sotto un unico indicatore, l’affidabilità: dal rapporto col territorio ospitante (“se lo sporchiamo, dobbiamo poi pulirlo”) alla tutela delle persone e dell’ambiente, dal confronto con gli stakeholders all’abbattimento delle emissioni odorigene, in fase però di graduale attenuazione grazie a specifici interventi mirati che impegnano attualmente appositi staff.
Un circuito sicuramente virtuoso – è stato spiegato ai giovani imprenditori, con i quali si è sviluppato un dibattito su vari temi – che si è potuto avvalere, nel tempo, di una sempre maggiore attenzione verso l’applicazione dei sistemi di gestione ed una puntuale verifica degli stessi da parte dell’ente certificatore. Come dire, un controllo certosino a cui l’azienda, nelle sue varie articolazioni, è ricorrentemente sottoposta al fine di non lasciare nulla, ma proprio nulla, a nessun tipo di casualità, disattenzione o errore umano qualsivoglia.
La raffineria tarantina è una delle cinque di Eni in Italia, fra i principali hub in termini di produttività e strategica sul piano logistico, che la rende più competitiva ed evoluta; una realtà che produce ricchezza sul territorio sia in termini di occupazione diretta sia per le imprese che con la raffineria intrattengono rapporti di lavoro, l’80% delle quali – dato tutt’altro che ininfluente – appartenenti al territorio jonico.
Una condizione di segno assolutamente positivo, dunque, che lo stabilimento tarantino sta, lentamente ma gradualmente, cercando di instillare nel tessuto cittadino attraverso criteri di proficua interazione (uno fra tutti, importante, il percorso di apprendistato con gli istituti scolastici superiori) e forme di approccio conoscitivo più diretto, come quella odierna, che ha consentito agli imprenditori più giovani di vedere dal di dentro una realtà tanto importante quanto ancora troppo poco esplorata.
Il Presidente del Gruppo Giovani, dopo la visita allo stabilimento, ha espresso apprezzamento per l’organizzazione complessiva e ha auspicato la realizzazione -con la collaborazione della Raffineria Eni di Taranto- di futuri progetti comuni, al fine di creare positive ricadute sul territorio e di “aprire” ulteriormente questa grande realtà produttiva alla proficua fruizione conoscitiva della comunità che da 50anni la ospita.