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«Restiamo senza parole nell’ascoltare le barzellette di Michele Emiliano: pensavamo fosse venuto a Taranto per chiedere le dimissioni dei suoi assessori alla Provincia e, invece, ce lo ritroviamo tutto intento a fare demagogia spicciola». Lo dichiara il consigliere regionale di Forza Italia, Pietro Lospinuso.

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«Se Emiliano – prosegue Lospinuso – voleva farci ridere, dobbiamo ammettere che è uno scherzo di cattivo gusto. Ha dichiarato con estrema disinvoltura che in Regione non si parla di Taranto da troppo tempo, svilendo così anche i consiglieri regionali del Pd. E qui, scatta la risata o forse anche un ghigno di sdegno, perché la Regione è governata da lui e Vendola ormai da dieci anni. Ha uno sdoppiamento della personalità? Problemi di memoria? Dimentica in fretta di essere il segretario regionale del Pd, primo partito del centrosinistra, che ha il maggior numero di assessori nella Giunta regionale? Assessori in settori strategici come lo Sviluppo Economico, la Sanità, i Trasporti, le Infrastrutture, ecc.

Siamo seri – incalza Lospinuso, perché i tarantini non hanno l’anello al naso; così come non potremmo tacere davanti all’ennesima gaffe del candidato Pd: sostiene che a Taranto ci sono stati troppi ritardi nella realizzazione delle infrastrutture. Bene, ma questi ritardi lo sa di chi sono? Regione, Comune e Provincia di Taranto (quest’ultima da poco governata dal centrodestra) sono state del suo stesso colore politico e solo loro sono responsabili dei ritardi nelle opere pubbliche.

Per non parlare di Tempa Rossa: è stato proprio lui a scagliarsi contro l’investimento Eni, dicendosi addirittura orgoglioso di farlo persino nella sede di Confindustria che, nel frattempo, protestava ad agosto in difesa anche della piattaforma off-shore; facendo perdere a Taranto 300 posti di lavoro per 300 milioni di euro di investimenti. Per non parlare degli altri 340 milioni di euro persi e dei 500 posti di lavoro per la centrale turbogas dell’Eni!

Questo è Emiliano e ha perso un’occasione per tacere – conclude Lospinuso – e sarebbe stato più credibile se alle minacce avesse fatto seguire i fatti, chiedendo le dimissioni degli assessori provinciali del Pd».

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