“Apprendiamo dagli organi di stampa con sconcerto quello che, se confermato, si configurerebbe come un vero e proprio scippo per il nostro territorio: l’impiego, per la giusta e opportuna manovra di contrasto alla crisi che verrà varata dalla Regione, dei fondi inizialmente destinati per la regionale 8 Talsano-Avetrana.”
A lanciare l’allarme è una nota della segreteria di Sud in Movimento, partito che a Grottaglie sostiene l’attuale amministrazione comunale guidata dal sindaco Ciro D’Alò.
Un’opera attesa da più di trent’anni
Il progetto della strada risale alla fine degli anni ’80 e prevede la realizzazione di una arteria viaria a doppio senso di marcia ed a quattro corsie che dovrebbe correre più o meno parallelamente alla attuale Litoranea Salentina, con l’obbiettivo di decongestionare il traffico di quest’ultima.
La strada regionale 8 dovrebbe attraversare i territori dei Comuni orientali, i cui lidi marini saranno collegati alla strada principali tramite apposite direttrici trasfersali. Molti i vantaggi della Talsano – Avetrana, oltre a quello evidente di rendere più facile l’accesso all’ampia costa marina ionica, tra questi, rendere più efficienti i collegamenti tra il porto di Taranto ed il Salento leccese, oltre che con l’aeroporto di Brindisi, fornendo un notevole valore aggiunto alle possibilità del turismo extraregionale. Parte del progetto prevede anche il collegamento della base della base navale in zona Chiapparo a Taranto, dove è situato il nuovo arsenale della Marina Militare.
Circa 240 milioni di euro a rischio
Vista l’importanza dell’arteria stradale e la sua pluridecennale attesa, è facile immaginare quanto sconcerto abbia destato l’ipotesi di un suo ulteriore slittamento, considerando che la strada regionale 8 è una direttrice di collegamento interna necessaria per decongestionare il traffico costiero nei periodi estivi e per raggiungere più velocemente ed in sicurezza le marine di Leporano, Pulsano, Manduria, Lizzano, Torricella, Maruggio, ma anche per l’economia legata alle produzioni locali di tutti i comuni dell’area orientale”.
Contro questa possibilità si erano espressi nei giorni scorsi i consiglieri regionali Gianni Liviano, Donato Pentassuglia e Fabiano Amati i quali hanno depositato una mozione urgente indirizzata al presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, all’assessore regionale al Bilancio, Raffaele Piemontese, all’assessore regionale alle Reti e infrastrutture per la mobilità, Giovanni Giannini, e per conoscenza al presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano.
“La Regione – si legge nella mozione – non pensi di attingere ai fondi già stanziati per la realizzazione del secondo e terzo lotto della strada Regionale 8 Talsano-Avetrana in favore della dotazione di 450 milioni di euro recentemente deliberati dalla giunta regionale quale sostegno alle attività economiche e produttive della regione duramente colpite dalla crisi causata dalla pandemia da Coronavirus”.
Nel caso specifico, si sta parlando di circa 240 milioni di euro “finanziati – ricordano Liviano, Pentassuglia e Amati – con fondi Fsc e della Regione che, se utilizzati altrove, sancirebbero la fine di un importante progetto che si trascina avanti, ormai, da 32 anni”.
A far scattare il campanello d’allarme ai tre consiglieri regionali è stato il fatto che una parte consistente della riprogrammazione delle risorse Fsc e del Patto per la Puglia (pari a 270 milioni di euro), così come previsto dalla delibera di giunta dello scorso 8 aprile che prevede manovre di contrasto alla crisi in atto, “deriverebbe, appunto – sottolineano con forza i tre consiglieri – dall’utilizzo di tutti i fondi destinati alla Talsano-Avetrana”.
“Segnale non incoraggiante nei confronti del nostro territorio”
“L’opera – scrive nella sua nota Sud in Movimento, nonostante il progetto definitivo sia stato approvato dalla Provincia nell’ormai giurassico 1988, non ha ancora visto la luce, impedendo di fatto di decongestionare la nostra litoranea. La volontà di attingere da quel capitolo di spesa ci sembra un segnale non incoraggiante nei confronti del nostro territorio, che vedrebbe ulteriormente ridimensionate le proprie possibilità di rilancio e sviluppo.
La provincia di Taranto, infatti, si ritrova nel 2020 ad avere, da una parte all’altra della sua costa, infrastrutture di collegamento ferme al dopo guerra, con un’opera di viabilità interna di fatto mai iniziata e una litoranea che cade letteralmente a picco nel mare. Alle preoccupazioni per l’imminente avvio della stagione estiva probabilmente condizionata dal mantenimento delle misure di distanziamento sociale, vanno quindi aggiunte quelle per l’ennesima estate caratterizzata da una litoranea congestionata, trafficata da mattina a notte, inquinata dalle emissioni e dai rumori delle auto; da parcheggi selvaggi sulle dune, da servizi per i turisti inesistenti o nella migliore delle ipotesi fatiscenti.
Ma a tutto questo, vi è da aggiungere l’altra grande opera incompiuta a cavallo tra Taranto e Lecce: la Bradanico-Salentina. Un’altra arteria fondamentale che, insieme alla Regionale-8, potrebbero dare in parte un senso a tutte le promesse di uno sviluppo alternativo alla grande industria fatte per il capoluogo Jonico e la sua provincia.
“Il nostro territorio non può e non deve essere penalizzato.”
“Anche per questa opera – ricorda la nota di Sud in Movimento – l’attesa supera ormai i trenta anni e ci auguriamo vivamente che non vengano disattesi i proclami e gli annunci di questi mesi, che parlano di tre interventi in programma nei prossimi mesi (variante di San Pancrazio Salentino per 2,5 km, che procede più speditamente, mancando solo la chiusura dell’iter autorizzativo; lotto Sava-Manduria, in attesa di un pronunciamento delle conferenza di servizi e di un bando che si spera arrivi entro la fine dell’anno; variante di Guagnano, la cui fase progettuale è purtroppo ancora alle prime fasi).
Il nostro territorio non può e non deve essere penalizzato. Chiediamo alla Regione e quindi al Presidente Michele Emiliano di chiarire la vicenda – conclude la nota di Sud in Movimento – e di lavorare alacremente per consegnare alla nostra provincia infrastrutture degne di un Paese civile e che siano compatibili con un modello di sviluppo alternativo e sostenibile.”