Politiche, amministrative, europee, le elezioni a Grottaglie hanno sempre conservato quel fascino “sportivo-agonistico”, tra l’ incertezza di chi la spunterà portando alla ribalta sempre nuove personalità sia conosciute che meno conosciute del panorama cittadino. Dai politici più “navigati” agli outsider, dai candidati “fantoccio” alle grandi menti, magari poco inclini alla politica. E poi manifesti, tanti manifesti in ogni dove.
Un tempo li appiccicavano ovunque ci fosse dello spazio libero su qualsiasi tipo di parete, in modo indiscriminato. Ricordo nei primi anni ’80 che c’era una miriade di manifesti elettorali con tante facce puntualmente ritoccate col pennarello. Si disegnavano baffi a chi non li avesse, corna (a chi non le avesse…), ma la cosa più curiosa era che spesso si vedevano queste facce con un cono gelato appiccicato alla bocca.
Il commento era chiaro: nell’ immaginario comune “erunu tutte mancia mancia!”. Ma la cosa che di gran lunga più di tutte ha calamitato l’ attenzione erano i comizi. Il momento forse più affascinante da questo punto di vista è stato senza dubbio il giugno del 1993 quando per la prima volta a Grottaglie si è potuto eleggere direttamente il sindaco.
Il sindaco uscente era l’avvocato Antonio Cavallo. La sinistra presentava l’ outsider dottor Giuseppe Vinci, “nu furastiero”. La coalizione di centro l’avvocato Coviello. Lo scontro era fra questi due esponenti. L’ incertezza regnava sovrana. Di quelle elezioni ricordo che furono all’ insegna della grande comunicatività di Giuseppe Vinci che riuscì giorno dopo giorno con due memorabili comizi a calamitare l’attenzione di molti grottagliesi.
Ricordo che durante la prima tornata l’avvocato Coviello era in vantaggio anche se molti voti erano andate a liste civiche. A riguardo ricordo un memorabile comizio del professor Mimmo Annicchiarico con tanto di palloncini colorati lasciati volare in cielo “all’americana”.
Memorabile anche il comizio dell’avvocato Tonino Cavallo che tra l’altro parlò di quando conobbe un giovane D’Alema che all’ epoca occupava i posti più prestigiosi della politica. Indimenticabile anche il comizio di Benito Gerlone che sollevò per la prima e forse unica volta la necessità di allestire dei moderni vespasiani sul Viale. L’ incertezza regnava sovrana, Vinci continuava ad accogliere consensi, la coalizione di Centro aveva un uomo valido ma forse non un politico vero.
Alla vigilia venne a parlare in Piazza Regina Margherita, Mino Martinazzoli, segretario del neonato PPI risorto dalle ceneri della vecchia Democrazia Cristiana. Memorabile discorso anche quello anche se breve, ma alla fini servì davvero a poco. L’ atmosfera palpabile era che alla fine i Progressisti l’ avrebbero spuntata. Arrivò il giorno del ballottaggio. All’ epoca si risolveva tutto in un giorno, la notte avrebbe designato il vincitore. Scuola Calò: le prime sezioni davano i loro responsi.
Dai primi risultati l’affermazione di Vinci era schiacciante. “Viva Vinci, viva Vinci!”, si sentiva urlare nei corridoi. Si aspettava solo l’ ufficialità sebbene alla Oberdan Coviello resisteva bene. Ma alla Sant’ Elia, zona notoriamente “rossa” non ci fu storia. Passata la mezzanotte suoni di clacson. Sembrava che l’ Italia avesse vinto i Mondiali. E davanti agli occhi scene da Don Camillo e Peppone: proprio di fronte alla Madonna delle Grazie, il neoeletto sindaco sollevato al cielo da una rete di braccia umane: era il trionfo! Il centrodestra era sconfitto, sette mesi dopo sarebbe sceso in campo per la prima volta il Cavaliere.
Giuseppe Vinci si affermerà anche alla tornata elettorale successiva avendo la meglio, in fotocopia, sul dott. D’Addario. Pensando alle elezioni a Grottaglie non si può poi non pensare alla famosa macchina col megafono che invitava i cittadini ad assistere ai comizi.
Mi ritornano in mente le europee del 1984 dove a Grottaglie il PCI prevalse storicamente sulla DC. “Cittadini, questa sera alle ore 20:30, in Piazza Principe di Piemonte, per il partito Comunista Italiano parlerà il compagno…” era un classico. Ricordo da piccolo che era sera ed un uomo parlava in Piazza Regina Margherita ad un comizio. Mio zio era tornato appena dal lavoro e mi disse: ”Ancilì ce me ffà nu piacere a zio? Nà porta stu stuezzu ti pane a quiru cristiano ca ste parla”. Io presi subito il pane che mi diede mio zio e mi diressi verso il palco ma mi bloccarono in tempo.
Memorabili furono i comizi di Salvatore Perduno, che fu sindaco nell’ immediato dopoguerra “Non sarete più contadini, bensì rurali…”. Memorabili anche gli slogan made in Grottaglie “Compagno, tu fatìe e io magno”. Insomma oltre che ad un evento importantissimo per la gestione della nostra cittadina le elezioni a Grottaglie hanno sempre avuto un sapore campanilistico molto particolare.