A due settimane dal voto delle regionali, un assordante silenzio percorre i luoghi dove fino a pochi giorni fa si discuteva animatamente di futuro, programmi e progetti.
Come spesso accade in Italia, pare che tutti abbiano vinto, anche chi ha raccolto una percentuale di voti a una cifra (a volte anche decimale), anche chi – partito con programmi ambiziosi e sicurezza di elezione – se vedrà via Capruzzi lo farà da visitatore.
Non sappiamo se nelle segrete stanze di partiti e movimenti una analisi del voto sia stata fatta, certo è che in pubblico nulla è trapelato. Qualche candidato ha ringraziato pubblicamente i suoi elettori, qualche altro ha lamentato sottovoce il “fuoco amico” dei compagni di partito, ma non abbiamo ancora letto o ascoltato da parte di chi ha partecipato direttamente alla competizione elettorale un bilancio approfondito, lucido e completo su numero di elettori, percentuali di astenuti e analisi dei flussi.
Qualcuno sosteneva che – almeno a Grottaglie – queste elezioni fossero una specie di prova generale per le amministrative prossime venture, un modo per contare le proprie ed altrui forse, testare alleanze, ipotizzare coalizioni. In questo caso ci sarebbe una sorta di “Silenzio, il nemico di ascolta!”; tracciare un bilancio del voto appena archiviato significherebbe in qualche modo svelare le proprie strategie presenti e future. Non sappiamo se sia effettivamente così, ma anche fosse un esame (non di coscienza, per carità) sarebbe opportuno, un esame che vada aldilà delle chiacchiere da bar, un analisi che serva a fare il punto della situazione e dimostri – aldilà dei facili slogan – che candidati e partiti non si ricordano degli elettori solo prima della chiamata alle urne.