«Non mi e’ stato possibile, per impegni concomitanti presso la commissione Difesa alla Camera dei Deputati, partecipare all’incontro organizzato dalla Ministra Pinotti con i Parlamentari jonici, in occasione della sua visita a Taranto. Sono venuta comunque a conoscenza, da articoli di stampa ma non solo, delle dichiarazioni della Ministra durante la serie di incontri istituzionali tenutisi nel capoluogo, fra cui la visita all’Arsenale della Marina Militare.» Lo dichiara Donatella Duranti, parlamentare tarantina di SEL, che critica l’atteggiamento adottato dalla titolare del dicastero della Difesa.
«Intendo – scrive infatti la Duranti, esprimere innanzitutto il mio sconcerto per come è stato gestito quello con le oo.ss. Non ho compreso la ragione per cui non erano tra i soggetti invitati al tavolo istituzionale presso la Prefettura e, comunque, ritengo un grave errore che la Ministra non abbia dedicato il tempo necessario al dialogo con i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento e delle ditte di appalto e, soprattutto, che non sia venuta alcuna risposta alle questioni che pongono ormai da mesi. Credo di poter dire che e’ la prima volta che un Ministro della Difesa assume un tale atteggiamento e tratta con tale superficialità e sottovalutazione il ruolo delle oo.ss.
Mi ha lasciato molto perplessa la dichiarazione con la quale la signora Ministro ha definito la privatizzazione degli Arsenali “una leggenda metropolitana”, pur sapendo benissimo che nel Libro Bianco , nel capitolo dedicato a “relazioni tra Difesa ed Industria”, si legge che “sarà esplorata la possibilità che l’industria possa assorbire alcune strutture tecnico-industriali della Difesa e, grazie a specifiche norme, il relativo personale….”
Inoltre – prosegue la Duranti, riferendosi al tema della attuazione del Piano Brin (indispensabile per assicurare la funzionalità e la piena operatività delle basi della Marina), ha dichiarato che sono già stati spesi 70 milioni, e che ne mancano 36 con la speranza di sbloccarne 1 per il 2015 ed altri 6 per il 2016. Mi risulta, come da risposte a miei atti di sindacato ispettivo, che fino al 2018 erano stati preventivati stanziamenti pari a 40 milioni di euro, ed invece apprendo che le risorse disponibili sono irrilevanti, a tutta conferma delle preoccupazioni già espresse dalle oo.ss. In un altro passaggio la Ministra afferma sottovoce che forse non sarà effettivamente possibile reperire tali risorse nella Legge di Stabilità, e che bisognerà ricorrere ad altre forme di finanziamento fra cui alcune private.
Infine, la Ministra ha auspicato l’inserimento delle problematiche relative all’attuazione del Piano Brin nel tavolo nazionale su Taranto ed alla presenza di tutte le parti interessate. Peccato però che la sua maggioranza ha bocciato un mio emendamento al decreto su Taranto che andava in quella direzione.
Inoltre, voglio ricordare che il governo aveva assunto un preciso impegno in riferimento all’apertura di un tavolo istituzionale con tutte le parti interessate sull’attuazione del Piano Brin accogliendo la mia Risoluzione dell’agosto 2014, approvata all’unanimità dalla Commissione Difesa. Anche da questo punto di vista, senza risultati.
Penso di poter dire che le dichiarazioni fatte abbiano avuto solo lo scopo di provare a tranquillizzare una realtà, quella di Taranto, che rischia di esplodere da un momento all’altro mentre meriterebbe risposte chiare e concrete. Sono convinta che vadano sviluppati tutti i progetti possibili per la valorizzazione culturale e storica dell’Arsenale della MM, ma non basta ed anzi non può essere solo questo.
Ho avuto modo di dirlo attraverso numerosi atti parlamentari, serve un rilancio vero a partire dall’attuazione del Piano Brin sino allo sblocco del turnover. Il Governo continua a tagliare le risorse per l’esercizio penalizzando il funzionamento degli stabilimenti e i lavoratori.
Si deve cambiare marcia al più presto – conclude l’Onorevole Donatella Duranti – perché la situazione si fa ogni giorno più critica, con il rischio molto alto che l’Arsenale di Taranto si trasformi esclusivamente in una grande area di archeologia industriale o che attività, strutture e personale vengano cedute ai privati con la possibilità di lucrare in un settore sensibile quale quello delle manutenzioni della Difesa. Sono due ipotesi che vanno scongiurate, e non certo con dichiarazioni di buone intenzioni o ad effetto, ma con un reale impegno in termini legislativi e di risorse in un leale, quanto indispensabile, confronto con i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori.»