«Puntare oggi sul Mezzogiorno significa intervenire laddove la crisi ha saputo prodursi con gli effetti più devastanti; significa mettere mano, finalmente, a quei territori in cui si consumano le disuguaglianze più profonde, in cui il permanente divario di sviluppo con le altre Regioni d’Italia e d’Europa diventa facile terreno di conquista per la sempre più nutrita schiera di fomentatori dell’intolleranza, vuoi con i populismi vuoi con i rigurgiti di antipolitica.» Sono le parole con cui il senatore della Puglia, Dario Stefàno (Misto) ha annunciato, in Aula, il voto di astensione al decreto legge sul Mezzogiorno, quale segnale di fiducia, personale e di altri sei colleghi senatori, impegnati con lui su argomenti di carattere strategico e importante.
«Pertanto – ha aggiunto il senatore salentino, la rinascita culturale ed economica del Mezzogiorno e delle isole può passare per un piano complesso e ardito di interventi strutturali che mirino finalmente a integrare il Sud in un rinvigorito sistema infrastrutturale, economico, sociale europeo.
Il provvedimento al voto quest’oggi in Assemblea esprime, in modo paradigmatico – quasi da manuale – quelli che sono i requisiti propri al decreto legge, ossia la necessità e l’urgenza. È, quindi, un’iniziativa legislativa certamente importante quanto attesa, ma sulla quale, però, pesa l’assenza di una visione complessiva del quadro composito e difficile che è il nostro Mezzogiorno, e in ragione della quale – lo dico con assoluta sincerità – sembrano venire ridotte quelle che erano le lecite aspettative che il titolo del provvedimento lasciava nutrire e auspicare.
Volendo semplificare in una stringatissima sintesi, anche in ragione del tempo a mia disposizione, non proprio generoso, questo è un decreto-legge che nasce con l’idea di mettere in campo iniziative importanti per contribuire a superare sì insopportabili criticità – una su tutte, la dicotomia tra diritto alla salute e diritto al lavoro a Taranto – ma che sembrano appartenere più alla cronaca che alla cronicità arcinota che attanaglia in diversi modi il nostro Mezzogiorno. Mancano, infatti, iniziative – o sono insufficienti, credo – particolari e strutturali da mettere a corollario delle emergenze evidenziate nel provvedimento e volte a dare slancio e sostegno alle tante e diverse potenzialità che risiedono nei territori del nostro Mezzogiorno.
Credo, tuttavia – ha concluso Stefàno, che sia intellettualmente onesto, oltre che politicamente auspicabile, leggere e inserire questo nuovo tassello normativo nel più ampio quadro del più volte richiamato masterplanper il Mezzogiorno, attribuendo, quindi, a questo provvedimento il valore e la funzione di apripista, di una road map più complessa e strutturata, e in parte già in itinere, che però auspico inquadri politiche più ambiziose, volte a ricucire realmente il gap esistente tra Nord e Sud; capace finalmente di dare alle Regioni del Sud gli strumenti per uscire da una crisi che non veste solo gli abiti della contingenza, ma che, purtroppo, ha assunto, per l’appunto, i tratti ancora più drammatici della strutturalità».