In alto il video (e in basso il testo integrale), del discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Taranto, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Scolastico.
“Signora Ministra,
autorità, presidi, docenti, operatori della scuola e, soprattutto, cari ragazzi.
A ogni mese di settembre l’apertura dell’anno scolastico rappresenta una svolta nel ritmo della vita del nostro Paese. Diventa un’occasione anche di festa ma, soprattutto, di riflessione sul vostro presente e sul vostro futuro. Su quello della società, di cui la scuola è struttura portante.
Saluto, con affetto, tutti i presenti, giunti da ogni parte d’Italia. Costituite una rappresentanza, allegra e numerosa, di tutto il sistema educativo italiano. Saluto coloro che ci seguono in tv e dai balconi delle finestre. Saluto i tanti che, in queste ore, sono impegnati nelle aule e sui banchi di scuola.
Un pensiero particolare desidero rivolgere a chi inizia l’anno nei comuni colpiti dal terremoto. In quelle Regioni, la priorità degli interventi è stata la continuità scolastica. In quei luoghi, segnati dal dolore ma non dalla rassegnazione, le scuole sono rimaste sempre aperte, anche in strutture provvisorie. Ci saranno nuove sedi, costruite con moderni criteri antisismici. La scuola che continua è un segno di speranza, la garanzia della ripresa, la prova della vitalità di quelle comunità. Ringrazio, con i Comuni e le Regioni, il Ministero dell’Istruzione, i dirigenti, i docenti, i volontari e i donatori che hanno reso possibile raggiungere questo straordinario risultato.
Un grazie speciale alla comunità che fa capo all’istituto Luigi Pirandello che ci ospita in questo plesso intitolato a Giovanni Falcone.
So che avete lavorato alacremente e tutti insieme – dirigenti, docenti, personale non docente, genitori – per consentire lo svolgimento di questo incontro. Il risultato è bello. Sono davvero lieto di essere qui, con voi, a Taranto. Vi ringrazio molto tutti.
Questo lavoro che avete svolto tutti insieme, con amicizia, con motivazione, con senso di appartenenza, rappresenta la cifra dello spirito che deve contrassegnare le nostre comunità scolastiche: uno spirito di vera collaborazione, unito all’entusiasmo e all’orgoglio di svolgere un compito prezioso, delicato e fondamentale: quello di educare e formare la nuova generazione di italiani, i giovani cittadini della Repubblica.
La scuola contribuisce, in misura determinante, a far crescere la loro personalità, a radicare i loro valori, a definire e consolidare le loro speranze, a metterne alla prova intelligenza, socialità, creatività. Vi si prepara il domani della nostra civiltà e della nostra democrazia. A scuola si disegna il futuro.
È questa l’essenza del mondo della scuola. Ci si deve chiedere perché, talvolta, questa peculiarità non sia riconosciuta adeguatamente.
La scuola, ragazzi, non riguarda soltanto voi, i docenti e i vostri genitori: costituisce una grande e centrale questione nazionale. Perché la scuola è motore di cultura e, quindi, di libertà, di eguaglianza sostanziale. Deve essere veicolo di mobilità sociale.
Per questo ogni sforzo compiuto, ogni risorsa impiegata per migliorare l’istruzione e la formazione rappresenta un capitale che cresce negli anni e che moltiplica i suoi effetti. Non dobbiamo mai smettere di chiederci in che modo sia possibile investire di più, e sempre meglio, nella scuola. Un Paese che pensa al futuro diventa più forte per questa stessa capacità.
Cari ragazzi, si dice sovente, con una frase divenuta uno slogan, che il futuro vi appartiene. Ma il futuro comincia in ogni momento: lo costruite da oggi, giorno per giorno, con impegno; anche con fatica.
L’esperienza scolastica ci accomuna tutti. Anche gli adulti sono andati a scuola un tempo. Anche i vostri professori. Anch’io, tanti anni fa. E ne ricordiamo tutti comunque, in maniera incancellabile, ancora oggi, le soddisfazioni, le prove, le fatiche, gli impegni. Le prime amicizie, spesso divenute, grandi amicizie. E i volti e i nomi dei nostri compagni di scuola.
Nella scuola si cresce, ci si incontra, si sviluppano cultura, affetti, solidarietà, conoscenza reciproca. Si sperimenta la vita di comunità, il senso civico.
A questo riguardo vorrei proporvi una riflessione. Lo faccio con parole semplici, perché anche i più piccoli tra voi possano seguire: chi, tra di voi, assisterebbe alla distruzione di ciò con cui gioca, del tavolo dove mangia, del letto dove dorme, senza provare un senso di ribellione, di sconforto, di delusione, di dispiacere? Quella distruzione rappresenterebbe una ferita, una violenza alla vostra vita di tutti i giorni.
Anche chi distrugge le scuole, chi compie atti di vandalismo nelle aule, chi sottrae strumenti didattici, provoca una grave ferita: non soltanto – e stupidamente – a se stesso ma a tutti voi studenti. Quando si danneggia una scuola, viene ferita, in realtà, l’intera comunità nazionale.
Allo stesso modo, quando una scuola risorge dalle macerie di un terremoto, quando un’aula vi viene restituita, pulita e decorosa, dopo devastazioni teppistiche, è l’intera società che ne trae beneficio.
È motivo di sollievo, di grande importanza, dopo aver visto in tv gli effetti delle incursioni dei vandali nella Pirandello, sapere che, qui a Taranto, la cittadinanza intera si è mobilitata, stringendosi intorno ai docenti, ai genitori e agli studenti, manifestando la propria condanna per i gravi danneggiamenti e, insieme, la volontà di recupero.
Qualcuno di voi ha scritto: la scuola non si tocca. È una saggia considerazione, perché la scuola è patrimonio di tutti.
Naturalmente – su un altro piano, differente – dire che la scuola non si tocca non vuol dire che dobbiamo avere di essa una immagine cristallizzata, immutabile nel tempo, specialmente nella stagione in cui viviamo, dove i continui, impetuosi cambiamenti culturali, sociali e tecnologici impongono continue riflessioni, frequenti aggiornamenti, modifiche e riforme.
So bene che, ogni volta che si annunciano o si prefigurano cambiamenti nel mondo della scuola, si avvia immediatamente una discussione accesa, con toni talvolta aspri. Non sta certo a me prendere posizione sull’una o sull’altra proposta. Osservo che molti denunciano ritardi e inadeguatezze, vere o presunte, del sistema scolastico italiano di fronte alle sfide dei tempi e che, per contro, ogni ipotesi di novità trova spesso opposizioni pregiudiziali, suscita malumori e proteste.
Si deve tener conto, naturalmente, che i temi della scuola, per la loro delicatezza e importanza, stanno molto a cuore a tante persone, a tutti, in realtà. E’ comprensibile, quindi, che vi siano diverse opinioni. Proprio per questo vi è bisogno di confronto, sereno e obiettivo, sulle politiche scolastiche, iniziando dalle forze politiche e sociali.
Un confronto che metta al centro gli studenti, il loro futuro, la loro capacità di integrarsi nel mondo del lavoro e nella comunità civile. Una dialettica vivace, anche serrata, è certamente proficua. L’importante è che convenienze, particolarismi e, talvolta anche strumentalità, non frenino lo sviluppo adeguato del sistema scolastico.
Nella scuola, che incrocia la vostra esistenza di giovani cittadini, emergono diverse tematiche sociali, delicate e importanti.
Vorrei citare solo alcuni tra i tanti problemi: quello della qualità delle aule e della sicurezza delle scuole; quello del bullismo – anche nella sua versione, ancora più micidiale, del cyber bullismo; quello dell’abbandono scolastico; quello dell’integrazione, fenomeno grande e crescente, in Europa e nel mondo; quello delle vaccinazioni per difendere la salute di tutti, nella propria scuola, nel proprio comune, nell’intera Italia.
Vorrei, adesso, salutare Taranto, questa splendida città che ha ospitato, con slancio e generosità, questo evento.
La scelta di Taranto intende rifarsi al carattere di questa città, di antiche radici storiche; di grande tradizione culturale; di frontiera, non soltanto geografica; di territorio in cui si riflettono le complessità e anche le contraddizioni dello sviluppo del Paese.
Salute, occupazione, tutela ambientale rappresentano valori fondamentali e costituzionalmente garantiti, tra cui istituzioni e società devono costantemente ricercare e trovare il punto di equilibrio positivo, con l’obiettivo preminente della centralità della persona.
Cari ragazzi, nel dichiarare aperto l’anno scolastico 2017-2018, rivolgo un augurio di buon lavoro e un sincero ringraziamento, molto sentito e intenso, agli insegnanti, ai professori e a tutti coloro che operano nella scuola. A voi, ragazzi, gli auguri più affettuosi per l’avventura, bella e impegnativa, che ogni anno scolastico rappresenta. A tutti voi: da chi frequenta la scuola dell’infanzia, a chi entra, per la prima volta, nella scuola primaria, fino a chi comincia l’ultimo anno di corso.
Siete più grandi dell’anno scolastico passato. Lo sarete ancor di più al termine di questo che inizia: lo sarete certamente non soltanto in età ma anche in sapere e in amicizia con gli altri.
In bocca al lupo e buon lavoro a tutti!”.