Che Michele Rech, in arte “Zerocalcare” sia un genio è opinione condivisa da molti, compreso il sottoscritto. Che abbia un modo intrigante ed originale di descrivere le paure e le passioni della sua generazione, pur senza ancorarsi a limitanti tipologie di genere, è un giudizio altrettanto diffuso.
Con “Dimentica il mio nome”, sua quinta opera a fumetti, il trentenne autore romano fa un ulteriore passo avanti nella sua maturazione artistica e personale, consegnandoci una storia “spudorata” che racconta di sé, della sua famiglia, dei suoi amici, delle sue paure e delle sue speranze, in una trama che unisce realtà e fantasia in un intreccio efficace e riuscito. Dalla elaborazione del dolore causato dalla morte di una persona cara ai consigli dell’amico Armadillo, dal bullismo subito a scuola al complicato rapporto con i genitori, dai ricordi di bambino con le citazioni di giochi, “must have” di abbigliamento e imprinting causati dall’abitare vicino al carcere, nelle 240 pagine del romanzo a fumetti ritroviamo tutto l’immaginario zerocalcariano ma anche molto di più.
Si sorride spesso, sfogliando le pagine del racconto, ed altrettanto spesso ci si ferma a riflettere, apprezzando il modo ingenuo e scoperto con cui questo trentenne riesce a mettere a nudo le sue e le nostre emozioni. La trama è ricca e complessa; a differenza dei lavori precedenti non si tratta di episodi più o meno collegati tra loro ma di uno sviluppo unitario complessivo, sia pure arricchito da flashback e qualche spin-off più o meno accennato.
A testimoniare il fatto che oramai Zerocalcare non è più solo un fenomeno di nicchia, “Dimentica il mio nome” ha vinto il premio “Libro dell’anno 2014” assegnato dagli ascoltatori della trasmissione radiofonica di Radio 3 Fahrenheit che è andato per la prima volta ad un libro a fumetti, mentre nel 2015 il libro è secondo classificato nel “Premio Strega Giovani”.
A pochi giorni dall’uscita in libreria del suo “Kobane Calling”, che segue i suoi reportage pubblicati du “Internazionale”, rileggere “Dimentica il mio nome” è un bel modo per apprezzare questo giovane autore regalandosi una lettura divertente ma mai superficiale.
Quando l’ultimo pezzo della sua infanzia se ne va, Zerocalcare scopre cose sulla propria famiglia che non aveva mai neanche lontanamente sospettato. Diviso tra il rassicurante torpore dell’innocenza giovanile e l’incapacità di sfuggire al controllo sempre più opprimente della società, dovrà capire da dove viene veramente, prima di rendersi conto di dove sta andando. A metà tra fatti realmente accaduti e invenzione, Dimentica il mio nome è un piccolo gioiello narrativo, la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di un talento puro e innegabile.