«Il progetto messo in piedi dalla Total su Tempa Rossa che coinvolge la Raffineria Eni di Taranto, va fermato, le condizioni ambientali e l`anacronismo delle fonti fossili lo dicono». Lo dichiara Rosa D’Amato, europarlamentare tarantina del Movimento 5 Stelle.
D’Amato spiega: «La vicenda emersa dalle intercettazioni che coinvolgono l’ormai ex ministro Guidi e il suo compagno non ci sorprendono, avevamo avuto il primo sentore di qualcosa di strano sin dalla comparsa di quell’emendamento presentato dalla sottosegretaria Vicari nel decreto Sblocca Italia, cucito su misura sul progetto Tempa Rossa, bocciato in prima istanza e fatto rientrare nella Legge di Stabilità. C’è da chiedersi qual è la pubblica utilità di un progetto che favorisce soltanto i petrolieri a scapito della salute dei cittadini lucani e tarantini». L’eurodeputata M5S punta lo sguardo sulle royalty e le franchigie: «Nessuna compensazione potrà mai ridare agli agricoltori le proprie terre, agli allevatori i propri animali e a tutti i cittadini la salute, neppure se le attuali percentuali del 4 % dei ricavati in mare e 10% per l’estrazione a terra, fossero aumentate. Ho già presentato diverse interrogazioni alla Commissione europea sul quel progetto che regalerà a Taranto il 12% in più emissioni e ridicole ricadute occupazionali, soprattutto se confrontate con i posti di lavoro che si creerebbero nelle energie rinnovabili con gli stessi importi. Le problematiche sollevate in Commissione sono le stesse che oggi sono alla ribalta dei notiziari: le modifiche legislative che il governo si apprestava a fare per favorire il progetto Tempa Rossa e le contaminazioni delle falde.
In una delle risposte – riporta l’europarlamentare ionica, la Commissione ha comunicato che “sta monitorando da vicino” il progetto e staremo col fiato sul collo all’Ue per conoscere i risultati di questo controllo”. Il progetto aumenterà il rischio di incidenti nell’intera raffineria e nell’area portuale, sottoposta alla normativa nazionale della direttiva Seveso III, attualmente al vaglio della Commissione per il visto di conformità. Il presidente della Regione Emiliano solleciti il parere del CTR e si opponga alla realizzazione di Tempa di fatto, con atti concreti. La politica locale dovrebbe adoperarsi per l’istituzione di una ‘Oil free zone’ come da art.71 Legge n.221 28/12/2015, ossia area territoriale nella quale, entro un determinato arco temporale e sulla base di specifico atto di indirizzo adottato dai comuni del territorio di riferimento, si preveda la progressiva sostituzione del petrolio e dei suoi derivati con energie prodotte da fonti rinnovabili.
Nelle Oil free zone sono avviate sperimentazioni sulla realizzazione di prototipi e l’applicazione sul piano industriale di nuove ipotesi di utilizzo dei beni comuni: non è uno strumento perfetto, ma perché non usarla per l’area tarantina?
Proponiamo ormai da tempo la riconversione della città, trasformandola da città sul mare a città di mare con la valorizzazione dell’habitat marino e delle bellezze storiche-archeologiche che solo la città di Taranto può vantare, senza dimenticare le potenzialità del porto, colonizzato negli anni dalle grandi industrie inquinanti, restituendolo al servizio della città con la sua retroportualità, attualmente solo sulla carta.
Non accetteremo un nanogrammo di inquinamento in più e siamo consapevoli che solo un governo del M5S è in grado di realizzare progetti di economia moderna, digitale e circolare, collaborativa e condivisa», conclude D’Amato.