In fondo la Libia è soltanto una disperazione in quel taglio di Mediterraneo che va oltre la Libia stessa e che, purtroppo, non riusciamo a leggere con la serenità e gli approfondimenti necessari.
Noi non siamo altro e non siamo stati altro e non riusciamo ad andare oltre una visione soltanto geo-politica.
Quelle fiamme che divampano tra pezzi di mare e linee di deserto sono un segnale non solo allarmante, ma tragico. L’Italia, ancora una volta, è un crocevia, le cui direttrice si diramano dall’Ucraina all’Iraq, dalla Striscia di Gaza a tutto il profilo nord africano.
Ma quale potrà essere il ruolo dell’Italia in una strategia internazionale in un’Europa che la rende sempre più debole e vulnerabile? Credo che dovrà assumersi delle responsabilità non solo politiche ma anche geografiche ed etniche.
Deve responsabilizzarsi come Nazione Mediterranea. Deve rappresentare, nell’Unione Europea, il Mediterraneo.
Solo così renderà strategicamente frontiera un territorio che è coscienza internazionale. Questo vale non solo nei confronti degli Stati direttamente frontalieri sulla sponda Sud, ma vale, in questo particolare momento, sia per Gaza e soprattutto nel conflitto Russo –Ucraino.
Non possiamo né subire né essere Nazione cuscinetto.
La realtà è che siamo privi di un pensiero di politica estera. È naturale che non possiamo e non siamo belligeranti, ma non possiamo neppure ascoltare i colpi dei carri armati e dei missili che si agitano tra i cieli del Mediterraneo.
Il problema non è più da considerarsi soltanto tale e la crisi non è soltanto crisi. Siamo dentro una tragedia e se vengono a mancare le visioni altamente diplomatiche da parte dell’Italia, corriamo il rischio di essere sottoposti ad un gioco politico massacrante che sarà, in termini disastrosi, economico.
In questa fase siamo marcatamente Mediterraneo e dovremmo assumere la guida per una diplomazia sul Mediterraneo che possa coinvolgere un assetto territoriale molto più articolato.
Occorre un impegno deciso e decisivo che potrebbe essere quello di spingere l’Europa verso il Mediterraneo, altrimenti sarà l’Europa nordica a devastarci.
Ma occorre anche una visone militare del quadro generale che avviene in tutto il Medio Oriente, nel Mediterraneo in Ucraina.
Quando si temporeggia ci sarebbe bisogno di un Quinto Fabio Massimo. Ma ne siamo completamente sprovvisti e ciò che campeggia mi sembra che sia l’improvvisazione.