Per poter osservare meglio un oggetto, a volte è necessario allontanarlo da noi. Quella che a pochi metri apparirebbe solo una distesa di sterpi e sassi – ad esempio – ammirata alla giusta distanza di rivelerebbe una maestosa montagna.
La stessa cosa accade per le cose della vita; eventi che sul momento ci sembrano tragici o indimenticabili, a distanza di anni potrebbero addirittura fare fatica ad emergere dalle pieghe della memoria. Al contrario, ad ognuno di noi capita invece di essere segnato da un gesto, una parola, un evento che – sul momento – era passato inosservato. “Cuore di Rondine” è un’opera che sta tra il romanzo e la autobiografia, un’opera nuova per il panorama letterario italiano, che affronta un genere invece ben conosciuto sul mercato anglosassone. L’autore si presenta come “Comandante Alfa”, uno pseudonimo indispensabile a nascondere l’identità di un ufficiale dei Carabinieri che – quasi quaranta anni fa, diede vita insieme ad altri al Gruppo Intervento Speciale, un corpo di élite che sarà chiamato ad operare in alcune delle vicende più drammatiche della storia italiana prima, e del panorama internazionale poi. Il necessario riserbo sui particolari operativi e sulle tattiche adottate nulla toglie alla vivida descrizione degli eventi; specie chi ha almeno cinquanta anni ritroverà in queste pagine la cronaca di eventi e periodi cruciali per l’Italia: gli “anni di piombo” con le stragi terroristiche, gli efferati delitti della Anonima Sequestri, la rivolta nel supercarcere di Trani, l’assalto al campanile di San Marco a Venezia da parte di un gruppo di esagitati, solo per citare alcuni degli episodi in cui gli uomini del GIS hanno prestato il loro operato, rapidi ed invisibili come impone la loro disciplina. Insieme a quei momenti da prima pagina, altri meno famosi ma non per questo meno impegnativi e pericolosi, come l’intervento per sventare una rapina a mano armata ad un supermercato, la cattura di un boss della Camorra o quella di un gruppo di spacciatori di droga a Bari vecchia. Scritto come fosse un lungo racconto di episodi che riemergono dalla memoria durante le fasi operative della missione “Antica Babilonia”, che vide i militari italiani dare il loro contributo – anche di sangue – alla pacificazione dell’Iraq, “Cuore di Rondine” si alterna tra la descrizione delle attività in corso e lunghi flash-back, facendo emergere non solo la dedizione e la disciplina del militare, ma anche le emozioni e le peculiarità dell’uomo che c’è dietro il mefisto che ne cela l’identità.
Certo in alcuni punti si potrebbe tacciare “Cuore di Rondine” di eccessiva retorica, a volte sembra quasi un depliant che promuove l’arruolamento di giovani volonterosi in questi reparti circondati da mistero e leggende metropolitane, ma sarebbe un giudizio troppo ingiusto; chiunque svolga un compito impegnativo come quello del Comandante Alfa e dei suoi colleghi, non potrebbe reggere ad una simile pressione fisica e psicologica se non avesse dalla sua parte non solo un puntuale addestramento, ma anche e soprattutto una decisa motivazione personale. In più momenti del racconto, l’Autore confessa l’impulso umano di essere giudice e carnefice del criminale di turno, ribadendo poi che il compito di ogni appartenente alle Forze dell’Ordine, quale che sia la divisa che indossa, è quello di assicurare la giustizia, non di fare giustizia: “un compito – si legge – ancora oggi difficile da svolgere”; parole che risuonano pesanti tra gli echi delle torture del G8 a Genova e gli scontri di piazza che devastano periodicamente le nostre città.
Il Comandante Alfa non è un superuomo, non si sente tale e tale non vuole apparire, tanto che nelle pagine che scrive più che esaltare i tanti successi operativi conseguiti sul campo, si duole de “I morti di tutti” e sottolinea la soddisfazione di riuscire a formare, nel corso delle sue missioni all’estero, in Afghanistan come in Iraq, altri operatori addestrati a servire e proteggere le istituzioni del loro paese, tanto che – credo non a caso – un intero capitolo è dedicato a “Il potere delle parole” ed un altro alle emozioni vissute in una notte di capodanno passata nel deserto a migliaia di chilometri da casa, leggendo una lettera della moglie. Lontano da facili esaltazioni egocentriche, Comandante Alfa ribadisce più volte che è la forza del gruppo la vera arma vincente nelle situazioni di crisi, e che aldilà di possibili ma rari talenti individuali, sono il costante addestramento e la continua voglia di migliorarsi le vere chiavi per raggiungere i propri obbiettivi, considerazioni che valgono per un operatore del GIS come per chiunque altro di noi.
“Cuore di Rondine” è un libro ben scritto e raccontato, base ideale per la sceneggiatura di una fiction che tolga finalmente i Carabinieri tanto dalle barzellette da osteria che da stereotipi superomistici lontani anni luce dalla realtà. Comandante Alfa, copre ancora il suo volto con il mefisto, ma mette a nudo la sua anima, racconta delle sue scaramanzie, svela il suo essere uomo e quindi figlio e padre e marito con le difficoltà che comporta il suo ruolo, si racconta come se ciascuno dei suoi lettori fosse – in fondo – il piccolo Jalaal che la sorte gli ha fatto incontrare in Iraq e da cui prenderà congedo con un gesto tanto semplice quanto importante.